Per lo meno non farà rimpiangere Ahmadinejad. Il nuovo presidente iraniano, Hassan Rohani, intervenendo alla festa annuale di Quds, ha dimostrato di non avere nulla da invidiare al suo predecessore in quanto a fanatismo e integralismo. «Il regime sionista è una ferita inflitta da anni sul corpo del mondo musulmano che va mondata», ha dichiarato, definendo Israele un corpo estraneo da estirpare. E pensare che la sua elezione, il 14 giugno scorso, era stata interpretata in maniera piuttosto positiva dagli osservatori occidentali. Rohani, infatti, aveva fama di moderato. Si pensava che, invece che distinguersi per l’odio integralista, avrebbe preferito occuparsi della crisi economica che sta dilaniando il Paese e che avrebbe ripristinato rapporti cordiali con il resto del mondo e, in particolare, con gli Stati Uniti. Immmediata, in ogni caso, la replica del premier israeliano Benyamin Netanyahu: «Il vero volto di Rohani è stato svelato prima ancora di quanto si prevedesse. In Iran il presidente è cambiato, ma non cambiano gli obiettivi del regime: ottenere armi nucleari per minacciare Israele, il Medio Oriente e il mondo intero». Durante il raduno, a cui era presente una folla immensa, sono stati scanditi slogan come “morte a Israele” e “morte all’America”.



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