E’ stata emessa la sentenza nei confronti della cosiddetta “talpa” di Wikileaks, il soldato americano reo di aver trafugato migliaia di file segreti e averli passati a Wikileaks. In carcere da tempo, Manning rischiava anche 90 anni di carcere: l’accusa ne aveva chiesti 60 e alla fine gliene sono stati dati 35, più il congedo con disonore e una multa da 100mila dollari. Manning si era autoaccusa del furto di file, la più grande fuga di notizie top secret della storia americana. Nel corso del processo gli era stata però tolta l’accusa più grave, quella che gli sarebbe costata automaticamente l’ergastolo, e cioè “connivenza con il nemico”. Adesso Manning ha 25 anni: se sconterà tutta la pena come è probabile, uscirà di galera a 60 anni di età. Nella sua difesa, il soldato ha detto di aver consegnato il materiale ad Assange per rendere noti quelli che ha definito abusi militari americani in Iraq e in Afghanistan, nel tentativo di “suscitare un dibattito sulla politica estera degli Stati Uniti”. Un gesto il suo, ha detto ancora, di propria iniziativa e non suggeritogli da Wikileaks. “Non pensavo che avrei danneggiato gli interessi americani, solo messo in imbarazzo il governo rivelando i retroscena dei suoi contatti internazionali” ha detto. Pochi giorni fa si era anche scusato ufficialmente.



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