L’ex presidente egiziano Hosni Mubarak è stato rilasciato ieri dopo che il suo ricorso contro la carcerazione preventiva è stato accettato dal tribunale. Mubarak sta affrontando due processi, uno per aver ordinato l’uccisione dei manifestanti nel 2011 e uno per avere intascato delle tangenti. Per quanto riguarda il primo processo ha già subito una condanna e ora sta per iniziare il procedimento d’appello. La notizia della scarcerazione di Mubarak ha suscitato numerose polemiche. Nel frattempo il prossimo 19 settembre il premio Nobel, Mohamed El-Baradei, considerato il politico liberale più in vista in Egitto, dovrà comparire in tribunale. Ne abbiamo parlato con Wael Farouq, professore dell’Università Cattolica di Milano, che in questi giorni si trova al Meeting di Rimini dove oggi si terrà l’incontro dal titolo “La libertà religiosa, via della pace”.



Ritiene che la liberazione di Mubarak sia il segno del fatto che il sistema giudiziario egiziano è ancora legato al vecchio regime?

Mubarak sarà scarcerato perché il procuratore generale Talaat Abdallah, nominato da Morsi, non è riuscito a fornire delle prove sufficienti a fare condannare l’ex dittatore. Il tribunale ha bisogno di prove tangibili per infliggere una pena a un imputato, altrimenti non ha altra scelta se non liberarlo. Le leggi d’emergenza attualmente in vigore in Egitto prevedono però che Mubarak non sarà lasciato libero ma affidato in custodia dell’Esercito, a prescindere dal fatto che resti in ospedale o vada agi arresti domiciliari.



Ma non le sembra strano che proprio mentre Mubarak è liberato, El-Baradei sia stato invitato a comparire in tribunale per tradimento?

La notizia purtroppo è stata data dai media italiani in modo impreciso. El-Baradei non è inquisito su iniziativa dalla Procura, ma è stato querelato da un privato cittadino. Non è quindi la magistratura a ritenere che il premio Nobel si sia reso colpevole.

Oggi al Meeting si parlerà del tema “La libertà religiosa, via della pace”. Com’è la situazione della libertà religiosa in Egitto?

Nell’ultimo anno la libertà religiosa in Egitto è stata violata e queste violazioni hanno trovato espressione formale nella nuova Costituzione e nelle leggi approvate dal Parlamento. I cristiani egiziani soffrono da tempo per la violazione dei loro diritti, ma dopo che i Fratelli musulmani hanno vinto le elezioni queste violazioni sono state approvate e riconosciute a livello costituzionale.



La situazione dei cristiani è quindi peggiorata sotto il presidente Morsi?

Rispetto al vecchio testo del 1971, la nuova Costituzione del 2012 comprende diversi articoli che limitano la libertà religiosa. Le tensioni settarie in Egitto sono purtroppo una lunga storia fin dai tempi del presidente Sadat. Ma con l’ascesa al potere dei Fratelli musulmani si sono intensificate per la sistematica propaganda del loro braccio politico, il Partito Libertà e Giustizia. Quest’ultimo ha sostenuto che tutte le manifestazioni contro Morsi sarebbero state organizzate e finanziate dalla Chiesa per ostacolare il governo islamista. Usciamo da un “annus horribilis” per le comunità cristiane in Egitto. Dopo la cacciata di Morsi dal potere, è incominciata un’ondata di crimini odiosi contro la comunità cristiana.

 

Come si spiega che un anno fa, quando l’Islam politico salì al potere, nessuno sapeva che avrebbe prodotto questi effetti?

Non è vero che nessuno lo sapeva, il punto è che nessuno in Europa ne ha voluto parlare. I media occidentali hanno chiuso i loro occhi di fronte a quanto stava avvenendo in Egitto, preparandosi ad accettare una nuova dittatura dopo quella di Mubarak. Sotto il dominio dei Fratelli musulmani i cristiani sono stati uccisi e le chiese sono state bruciate in modo sistematico. Ma a subire le discriminazioni religiose non sono stati soltanto i cristiani. Lo stesso è avvenuto a quattro musulmani di fede sciita, che nel giugno scorso sono stati linciati per strada nella provincia di Giza. Solo quattro giorni prima un discorso del presidente Morsi aveva incitato alla jihad contro gli sciiti siriani. Si tratta di episodi che sotto il regime dei Fratelli musulmani sono avvenuti in modo ricorrente, e l’Occidente è stato cieco o meglio ha finto di non vedere.

 

(Pietro Vernizzi)

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