E’ di 50 morti e di 500 feriti il bilancio del doppio attentato dinamitardo scatenato contro due moschee sunnite di Tripoli, nel nord del Libano. A quanto ha fatto sapere il ministro della Sanità si è trattato di due autobombe. La prima è esplosa nei pressi della moschea al Taqwa nel quartiere di Zahiriye. La seconda vicino alla moschea Salam nel quartiere di Al Mina, poco distante dall’abitazione dell’ex capo della polizia Ashraf Rifi. Si è trattato del momento più sanguinoso dalla fine della guerra civile del 1990. L’episodio riflette, inoltre, il rischio che il Paese cada nuovamente in un conflitto interno devastante. La cittadina settentrionale del Paese dei cedri è, infatti, terreno di scontri tra opposte fazioni armate: da un parte quelle sunnite, oppositrici del regime del presidente della Siria, Bashar al Assad, dall’altra quelle alawite, schierate con Assad. Era solo il 15 agosto quando un altro attentato uccise 24 persone nel sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah, il movimento che in Siria combatte a sostegno di Assad.