Per certi versi, sembra che un intervento armato in Siria da parte dell’Occidente sia ormai solo questione di tempo. Il Paese, dopo che centinaia di civili hanno perso la vita in un attacco chimico, ha autorizzato gli ispettori delle Nazioni Unite a visitare i luoghi in cui l’attacco sarebbe avvenuto. «È stato raggiunto un accordo nel corso della visita del rappresentante dell’Onu per il disarmo, Angela Kane che consentirà al team guidato dal professor Aake Sellstroem di indagare sulle notizie che riferiscono di un utilizzo di armi chimiche nei sobborghi di Damasco», si legge in una nota del ministero degli Esteri siriano. Una decisione giudicata dall’amministrazione Obama troppo tardiva per essere credibile. Eppure, secondo Carlo Jean, ex generale esperto di geopolitica militare, non ci sarà nessun attacco.
Cosa farà l’occidente?
Dubito che agisca. Anzitutto, perché ha subordinato la decisione di un eventuale intervento al parere del Consiglio di Sicurezza, all’interno del quale Russia e Cina, che hanno diritto di veto, voteranno contro. La loro politica, d’altro canto, consiste nel limitare l’egemonia degli Stati Uniti, esercitata nei 20 anni successivi alla Guerra Fredda. La Russia, in particolare, si sta facendo beffe degli Usa, convocando assieme a loro la Commissione Onu e, contemporaneamente, armando la Siria. Il Paese vuole affermasi come grande potenza egemonica e non è escluso che possa assumere iniziative nei confronti dell’Egitto. Solo per fare uno sgarbo all’occidente.
E’ possibile un intervento unilaterale (magari attraverso l’utilizzo dei droni) da parte di Usa o Francia, che prescinda dal parere dell’Onu?
E contro chi dovrebbero essere usati i droni? Credo che sarà necessario attendere il rapporto della Commissione dell’Onu. Non è per nulla certo che le armi chimiche siano state usate da Assad. Potrebbero, invece, esser state impiegate dagli insorti, per provocare un intervento armato contro il presidente siriano, e ottenere così armamenti sofisticati – contro-carri e contra-aerei, soprattutto – di cui, finora, non dispongono. C’è un ragionamento, in particolare, che depone a favore di questa tesi.
Quale?
E’ molto strano che Assad possa aver usato le armi chimiche con gli ispettori dell’Onu in casa, e sapendo bene che l’occidente avrebbe duramente inasprito la posizione nei suoi confronti. Sarebbe, in ogni caso, molto preoccupane se gli insorti disponessero di armi chimiche. Questa gente è legata ad Al Qaeda e armi di questo tipo potrebbe essere usate facilmente contro Israele o altri Stati occidentali.
Non crede che l’America, in ogni caso, avrebbe interesse a intervenire?
Non direi: da un lato, ha ben più gravi problemi economici. Inoltre, la politica di Obama è risultata per molti versi sconcertanti. Ha mandato a fondo i suoi “amici”, come Ben Ali e Mubarak. E i risultati li abbiamo visti.
Astrattamente, un intervento in Siria cosa comporterebbe?
Sicuramente irrigidirebbe ulteriormente le relazioni diplomatiche con la Cina e la Russia. Da parte di questi due Paesi ci sarebbe la condanna nei confronti degli Usa, la denuncia della violazione dei diritti umani, dell’interventismo americano e via dicendo. Tuttavia, questo sarebbe il male minore.
Cos’altro potrebbe succedere?
Gli Usa dovrebbero affrettarsi ad armare e sostenere molti dei Paesi amici che fanno parte dell’ex Urss. Dovrebbe, cioè, scongiurare il rischio di rappresaglie da parte della Russia nei confronti di Stati come la Polonia o la Romania. Analogamente, dovrebbero guardarsi da interventi armati da parte della Cina nei confronti dei propri alleati.
Deve temere anche l’Iran?
Non direi. L’Iran, attualmente, è debole, ed è in corso il tentativo di raggiungere un negoziato circa gli equilibri geopolitici nei Paesi del Golfo.
(Paolo Nessi)