Ore frenetiche queste, dopo gli ultimatum che stanno arrivando da Stati Uniti e Gran Bretagna. Senza dichiarazioni ufficiali, le parole dei vari portavoce lasciano capire che l’intervento militare in Siria sarà inevitabile. John Kerry segretario di Stato americano, ha detto che le prove dell’uso di armi chimiche ci sono e che i responsabili devono pagare. Secondo indiscrezioni Obama avrebbe in mente un atacco mirato missilistico della durata di 48 ore esclusivamente su obbiettivi militari siriani. L’Inghilterra è sulla stessa lunghezza d’onda e spinge per un attacco. Solo l’Italia si tira fuori: senza mandato dell’ONU, ha detto il ministro degli esteri Bonino, il nostro paese non prenderà parte ad alcuna azione militare. Non c’è soluzione militare al conflitto siriano, ha aggiunto, l’unica soluzione è politica: “non c’è una soluzione militare al conflitto in Siria, si deve continuare ad operare con grande determinazione per una soluzione politica, che si chiami Ginevra 2, un negoziato per avviare una soluzione di lungo periodo in Siria e nell’intera regione”. L’Italia rischia di rimanere isolata: un portavoce del premier britannico ha chiesto alla comunità internazionale di rispondere all’attacco chimico in Siria. Favorevoli all’intervento sono Usa, Gran Bretagna, Francia, Arabia Saudita e Turchia. Il ministro degli esteri turco ha detto infatti che il suo paese è pronto a unirsi a qualunque coalizione, anche senza mandato dell’ONU.