Lo stato di Israele ha intenzione di mettere in atto il piano che prevede il rimpatrio di migranti dall’Eritrea e dal Sudan, grazie a un accordo con l’Uganda. Il paese africano sarebbe infatti, la meta finale per l’ ”accoglienza” di queste circa 50,000 persone. Israele ritiene i migranti in questione, visitatori illegali in cerca di lavoro e rigetta le posizioni dei gruppi dei diritti umani che vedono queste masse diseredate protette dall’asilo politico della Convenzione di Ginevra del 1951. Gli attivisti vedono perciò nell’azione dello Stato ebraico una violazione del diritto internazionale, mentre le istituzioni ne fanno una questione di legalità interna. In un comunicato ufficiale risalente a giovedì scorso, il Ministro degli interni Gideon Sa’ar ha fatto sapere che presto inizieranno le operazioni per la deportazione dei migranti africani, la maggior parte dei quali hanno varcato i confini dall’Egitto nel 2006. Inoltre ha fatto sapere che sarà l’Uganda a ricevere gli “Intrusi” (“Infiltrators”, come scritto nel comunicato), che saranno incoraggiati a “partire con il loro libero consenso”. La presidente della commissione parlamentare per lavoratori stranieri, Michal Rozin, ha dichiarato al Theguardian.com che girano voci sul fatto che l’Uganda abbia accettato l’intesa in cambio di armi e finanziamenti. Nell’immediato nessun commento riguardo questa faccenda è stato rilasciato dalle autorità di Kampala. “In un primo momento ci focalizzeremo sulle preoccupazioni degli intrusi per quanto riguarda la logistica delle partenze e per permettergli di lasciare il paese, provvedendo per i costi dei biglietti aerei e i beni che hanno accumulato durante il loro soggiorno in Israele”, ha dichiarato il Ministro Sa’ar. “In seguito si deciderà per una scadenza entro la quale chiedere ad alcuni settori di questa massa di lasciare il paese”. Una volta scaduto questo termine non saranno più forniti i permessi Visa per il prolungamento del periodo di lavoro e si rafforzeranno le leggi che vietano l’impiego di migranti illegali. Sulla sponda dei gruppi per i diritti umani gli attivisti sostengono che le forze dell’ordine hanno già messo dietro le sbarre centinaia di migranti africani e che hanno intrapreso altre misure per forzare queste persone ad accettare di partire. Secondo Sigal Rozen, coordinatore delle politiche per i lavoratori migranti (HMW, una delle associazioni in favore dei diritti umani), l’anno scorso alcune migliaia di persone hanno lasciato Israele poiché una legge del 2012 autorizzava a incarcerare, fino a tre anni, i migranti non in possesso di documenti che attestavano la residenza. “In luglio un gruppo di eritrei è stato rimpatriato dopo aver ricevuto 1.500 $ ognuno dalle autorità israeliane”, secondo quanto denuncia HMW.



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