David Cameron, che era sembrato il più convinto assertore dell’attacco alla Siria, ha già perso la guerra, quella almeno contro il suo Parlamento. La camera dei deputati infatti ha votato no alla mozione del governo che chiedeva il via libera all’attacco: un dibattito serratissimo per tutto il giorno e alla sera il voto, che ha visto 285 voti contrari e 272 favorevoli. Come si vede un parlamento spaccato in due. Cameron ha riconosciuto la sconfitta e ha fatto sapere che si rimetterà alla decisione: già ieri comunque aveva fatto sapere che una invasione senza l’avvallo dell’ONU non sarebbe stata praticabile. Il governo inglese nella sua mozione sosteneva che, pur non essendoci la certezza al 100% che le armi chimiche fossero effettivamente state usate da Assad, un attacco militare limitato era comunque giustificabile da un punto di vista legale anche senza l’ok dell’ONU. Si sarebbe trattato di un intervento umanitario per prevenire in futuro l’uso di armi chimiche. Cameron aveva poi detto ai deputati di non farsi influenzare dalla guerra in Iraq, ma molti rappresentanti soprattutto del partito laburista hanno giudicato la sua richiesta insufficiente. Quasi nelle stesse condizioni è il presidente degli Stati Uniti dove aumentano i no alla richiesta di attacco: i repubblicani chiedono una spiegazione chiara degli scopi e degli obbiettivi invitando Obama a dare le ragioni di persona in parlamento.  116 parlamentari di cui 18 del partito di Obama hanno invece chiesto di aspettare l’approvazione del Congresso prima di lanciare qualunque tipo di attacco. 



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