“Per organizzare un attentato di grandi proporzioni è necessaria una preparazione logistica e operativa che richiede mesi, se non anni. E’ quindi difficile che si ripeta qualcosa di paragonabile alle Torri Gemelle, anche se purtroppo il vantaggio dei terroristi è che per fare vittime possono colpire anche un piccolo obiettivo”. Lo spiega il generale Carlo Jean a Ilsussidiario.net, dopo che gli Stati Uniti hanno diffuso l’allarme attentati e chiuso una serie di ambasciate ritenute sensibili in Medio Oriente e nel Nord Africa. Germania, Gran Bretagna e Francia hanno chiuso a loro volta le sedi diplomatiche nello Yemen. Il generale Martin Dempsey, capo degli stati maggiori delle Forze armate americane, ha sottolineato ai microfoni dell’Abc: “Siamo di fronte a un flusso di minacce significative a cui stiamo reagendo”.
Generale Jean, per quali motivi le autorità Usa hanno diffuso l’allerta attentati?
E’ difficile rispondere perché dipende dalle informazioni a disposizione dell’intelligence, che provengono da fonti riservate e molto verosimilmente da intercettazioni di telefonate, e-mail o sms.
Quali possono essere le motivazioni di un grande attentato pianificato da Al-Qaeda dopo anni che non colpisce più l’Occidente in modo eclatante?
In realtà negli Stati Uniti sono stati sventati una trentina di attentati. L’attacco del 2001 alle Torri Gemelle aveva richiesto una forte organizzazione, sia logistica sia operativa, e ritengo quindi che sia abbastanza improbabile che si ripeta qualcosa di paragonabile all’11 settembre.
Secondo lei quindi quali modalità di attentato potrebbero essere più verosimili?
E’ più probabile che, come è già avvenuto alla maratona di Boston, si verifichino attentati a qualche grande raduno o evento sportivo, piuttosto che durante un concerto o uno spettacolo teatrale.
Perché Al-Qaeda dovrebbe tornare a colpire proprio in questo momento?
Con la fuga di centinaia, se non migliaia di terroristi dalle carceri pachistane, afgane e libiche, il terrorismo si è rafforzato. Dubito però che questi terroristi possano diventare immediatamente operativi all’interno di un’organizzazione, prendendo subito parte a una serie di attentati. La preparazione di questi ultimi richiede sempre parecchio tempo. La stessa Al Qaeda non passa mai subito alla fase dell’attuazione, in quanto prima sorveglia gli obiettivi, effettua una valutazione di carattere operativo, e quindi prima che l’attentato si verifichi è necessario sempre un lasso di tempo abbastanza lungo.
Un attentato annunciato non è una contraddizione in termini?
Non è la prima volta che trapelano degli allarmi simili a questo da parte dei servizi di sicurezza. Nel caso specifico, le ambasciate sono state chiuse nelle zone più a rischio come il Medio Oriente e l’Africa settentrionale, con l’eccezione del Marocco che è considerato abbastanza sicuro.
Ma non le sembra strano che un attentato, annunciato da tutte le televisioni, si verifichi proprio nel giorno in cui se lo aspettano tutti?
In questo caso gli Stati Uniti hanno mobilitato tutta la loro capacità di sicurezza e di difesa, e quindi molto probabilmente l’attentato sarà sventato. Dobbiamo però tenere conto del fatto che esiste una grande asimmetria tra le forze di sicurezza e gli attentatori. Le prime infatti devono vincere dappertutto e tutti i giorni. Gli attentatori al contrario possono vincere in un solo posto e in un giorno solo.
Quanto è ancora forte Al Qaeda?
La capacità operativa di Al Qaeda in quanto organizzazione centralizzata è molto diminuita per i colpi che ha subito. In pratica gli Stati Uniti hanno distrutto la capacità operativa e logistica di Al Qaeda, mentre i gruppi regionali continuano ad avere una forte capacità di pianificare e attuare attentati.
La guerra in Siria ha rafforzato Al Qaeda?
No, quantomeno non in modo decisivo. La guerra in Siria ha provocato una concentrazione di guerriglieri e terroristi, con 7mila persone che sono affluite da Caucaso, Iraq, Pakistan, e tutti oggi combattono in Siria. Questo dovrebbe in un certo senso diminuire la minaccia per l’Occidente. Più pericoloso rimane lo Yemen.
Per quali motivi?
Per la situazione interna del Paese, per la diminuzione dell’efficienza delle forze interne di sicurezza e per il fatto che Al Qaeda nella Penisola Arabica è l’organizzazione internazionale più forte e più preparata, oltre che con maggiore organizzazione sia operativa che logistica.
(Pietro Vernizzi)