Il conflitto siriano ormai deflagrato in guerra civile rischia di prolungarsi a oltranza. Il dittatore Bashar al-Assad, che pochi mesi or sono, temendo che la situazione per lui potesse volgere al peggio, aveva firmato un documento scritto in cui si impegnava a modificare la costituzione in senso liberale, si è rivelato per l’ennesima volta per quello che è. Non era vero niente e, già allora, ricevette aspre critiche dalla comunità internazionale per il suo atteggiamento ambiguo. Oggi, giunge la prova delle sue intenzioni. Ogni tentativo di inaugurare negoziati di pace a Ginevra è stato archiviato dalla volontà di Assad di piegare il nemico con la violenza. Consapevole dei recenti risultayi ottenuti sul campo di battaglia ha, infatti, deciso di inasprire le rappresaglie, affermando che il terrorismo non può esser affrontato con la politica, mentre l’unica soluzione resta soffocarlo «con il pugno di ferro». Nel corso di un discorso pubblico pronunciato di notte, durante il pasto che interrompe il digiuno imposto dal Ramadan, ha fato sapere che la Coalizione nazionale siriana, ovvero l’opposizione, ha fallito, che non potrà avere alcun ruolo nell’iter di pacificazione e che è «al soldo di più di un paese del Golfo».



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