“I Fratelli musulmani e i loro sostenitori stanno uccidendo sistematicamente i cristiani egiziani e distruggendo le loro chiese. Eppure Stati Uniti e Unione Europea sembrano preoccupati soltanto per le sorti del presidente Mohammed Morsi”. Lo afferma Wael Farouq, professore egiziano dell’Università cattolica del Sacro Cuore, che commenta così il fallimento del tentativo di mediazione tra il governo guidato da Hazem El-Beblawi e i supporter dei Fratelli musulmani. Da quando Morsi è stato costretto a lasciare la presidenza, gli islamisti hanno preso di mira i cristiani accusandoli di essere i veri responsabili della caduta del leader del Partito Libertà e Giustizia. Nella provincia di Luxor sono stati uccisi quattro cristiani e le loro chiese sono state date alle fiamme. Mentre nel Sinai un copto rapito alcuni giorni prima è stato trovato decapitato, dopo che un sacerdote era stato assassinato a colpi di arma da fuoco.



Professor Farouq, per quale motivo Fratelli musulmani e liberali non riescono ad accettare le reciproche differenze e a promuovere una convivenza pacifica?

In primo luogo non sono d’accordo con il modo in cui è formulata la domanda. Quanto sta avvenendo non è un conflitto tra liberali e Fratelli musulmani, né tantomeno tra Morsi e l’Esercito. Milioni di cristiani e musulmani sono scesi in piazza, non per difendere un’ideologia ma per i loro diritti fondamentali, sia economici sia politici. La maggioranza dei media occidentali ha fornito una lettura falsata di quanto sta avvenendo in Egitto.



Come si spiega l’odio che sta attraversando il suo Paese?

In Egitto non c’è odio. Se il governo non ha ancora sgomberato il sit-in dei Fratelli musulmani con la forza, è perché il vicepresidente Mohammed El-Baradei lo ha impedito. Il premio Nobel è stato insultato dai media egiziani per avere consentito anche agli islamisti di continuare a manifestare liberamente. Nel momento in cui la maggioranza degli egiziani vorrebbe mettere a tacere i Fratelli musulmani in tutti i modi, il governo continua a mostrarsi coerente con le sue posizioni liberali.

Lei dice che non c’è odio, eppure l’Egitto è sempre più spaccato a metà …



Gli egiziani non sono divisi. E’ importante ribadirlo dopo le affermazioni di Catherine Ashton e John McCain di mercoledì. Ai sit-in di Rabaa Adawiya partecipano 20-30mila persone, contro i 30 milioni di persone scese in piazza il 30 giugno e il 26 luglio scorso contro Morsi. Il Paese quindi non è spaccato in due. Da un lato c’è la gente, dall’altra un gruppo militante, fondamentalista e armato protetto da Stati Uniti e Unione Europea. Si tratta di un conflitto nel quale non è possibile essere neutrali, soprattutto se si è cattolici.

 

In che senso dice “soprattutto se si è cattolici”?

Perché da quando Morsi è stato costretto ad abbandonare la presidenza, i cristiani egiziani sono stati sistematicamente uccisi. Nel Sinai hanno tagliato la testa a un uomo copto e un sacerdote è stato ucciso a colpi di arma da fuoco, sono state assassinate delle famiglie e bruciate le loro case e proprietà. E’ stata incendiata una chiesa e sulle sue ceneri è stata posta la bandiera di Al Qaeda. Mercoledì è stata uccisa una bambina cristiana di dieci anni che stava uscendo dalla messa. Eppure per qualche motivazione inspiegabile tutti i media del mondo stanno ignorando l’uccisione sistematica dei cristiani egiziani, perpetrata dai Fratelli musulmani e dai loro sostenitori.

 

Come fa a essere certo del fatto che i massimi leader dei Fratelli musulmani condividano l’odio anti-cristiano di alcuni militanti?

I leader del partito islamista hanno fatto delle dichiarazioni, documentate da diversi filmati, in cui si afferma che i manifestanti in piazza Tahrir sarebbero in larga parte cristiani. Mentre Safwat Abdel-Ghani, del partito Gamaa al-Islamiyya alleato di Morsi, ha dichiarato che ciascun cristiano dovrebbe pagare una tassa aggiuntiva di 20 lire egiziane l’anno, in quanto è un infedele.

 

Che cosa ne pensa delle prese di posizione di Catherine Ashton e di John McCain?

Quando Ashton e McCain parlano di Morsi come di un prigioniero politico, dimenticano il fatto che il presidente egiziano durante il suo mandato è stato costretto a presentarsi in Tribunale perché era accusato di avere favorito l’evasione di alcuni carcerati nel 2011. Morsi è stato condannato da un giudice, e ora è agli arresti per questa motivazione. Se quindi l’Europa e gli Stati Uniti continueranno a sostenere la loro posizione, i cristiani egiziani saranno massacrati esattamente come sta avvenendo in Siria o in Iraq. I cristiani occidentali devono quindi prendere le parti della loro Chiesa e della loro religione, e non guardare quanto sta avvenendo in Egitto come a un semplice scontro tra islamisti e liberali.

 

Qual è la posizione delle massime autorità cristiane in Egitto?

Il patriarca copto-cattolico, Ibrahim Isaac Sidrak, si è espresso pubblicamente affermando che i Fratelli musulmani sono contrari ai principi della democrazia. In nome del rispetto del verdetto delle urne, da cui pure Morsi è uscito vincitore, non si possono dimenticare altri dati di fatto come l’uccisione della ragazza cristiana di dieci anni di cui parlavo prima. In quanto egiziano mi sento responsabile del fatto di proteggere queste persone innocenti e indifese, e ritengo che papa Francesco, riferendosi in un recente messaggio ai cristiani oggetto di persecuzione in tutto il mondo, avesse in particolare in mente la situazione dell’Egitto.

 

I Fratelli musulmani hanno colpito solo dei singoli cristiani, o sono giunti a prendere di mira la Chiesa stessa in quanto istituzione?

Anche la Chiesa copto-ortodossa è finita nel mirino. Un esempio su tutti è emblematico: dopo il suo incontro del maggio scorso con Papa Francesco, il Papa copto-ortodosso Tawadros è stato “castigato” dal governo Morsi con l’imposizione di nuove tasse “ad personam” pari ad alcuni milioni di euro che in precedenza non pagava.

 

(continua – 1)

 

(Pietro Vernizzi)