La Carta della laicità, introdotta in queste ore in Francia, in pratica non introduce nulla di nuovo se non sottolineare e ricordare a tutti i cittadini francesi quello che il paese ha fatto uno dei suoi principi base. E cioè che la scuola è laica e anche se ciascuno è libero di credere, è vietato esibire nelle scuole simboli religiosi, che siano il crocifisso o quant’altro. Vista l’ormai massiccia presenza islamica, è vietato anche qualunque tipo di indumento che in qualche modo ricordi la religione di appartenenza. Ovvio che si pensi subito se non al burqa, al velo che copre solo i capelli delle donne di stretta osservanza islamica. E gli islamici infatti al momento sono quelli che stanno protestando di più, definendo la Carta un attacco alla comunità islamica. I cristiani, purtroppo, sono abitati a questi principi da tempo. In tutto la Carta è composta da 15 articoli che in sostanza vogliono ricordare che il divieto dei simboli religiosi a scuola è una possibilità per unire la comunità degli studenti e non di dividerla. “Una lotta non per spaccare le diverse comunità ma per contrastare coloro che le vogliono spaccare”, ha detto al proposito il ministro dell’educazione. La Francia, si legge nei vari articoli, è una repubblica “indivisibile, laica, democratica e sociale” e lo Stato è neutro di fronte a qualunque convinzione religiosa”: La laicità a scuola, si legge ancora, protegge da “ogni forma di proselitismo e pressione che impedirebbe a ciascuno di fare le proprie scelte”.