Siamo nelle mani di Dio. Per fortuna. Perché se fossimo in quelle di Obama, se fossimo “completamente” nella mani di chi ci governa (e che pure abbiamo democraticamente eletto), il disastro di questo mondo sarebbe totale. Uno dei miei tanti amici dalle frasi celebri diceva, “la vita è un disastro; quando non lo è, è un miracolo”. Occorre chiedere miracoli, ed occorre sperare nella Provvidenza, che esiste senza ombra di dubbio per coloro che ci credono.
Pare che la proposta di Putin di mediare affinché il governo siriano consegni le armi chimiche in suo possesso possa frenare le convulsioni giustizialiste del nostro presidente. Pare che la proposta di Putin possa dare ad Obama una efficace (per quanto ridicola) via d’uscita dalla trappola politica in cui s’è cacciato. Se guardiamo a quel che sta succedendo i miracoli sono tanti. Il “miracolo” che Putin si sia mosso. Il “miracolo” che non solo Assad, ma anche Obama, abbiano preso in serissima considerazione la proposta. Il “miracolo” che si dia credito (ci creda) ad un sinistro uomo di potere come il sovietico Putin, e che si faccia affidamento sul fatto che un barbaro dittatore come Assad rispetti un impegno. Infine, che un presidente degli Stati Uniti si rimangi la parola…Beh, se non sono miracoli questi…
Sabato, mentre pregavamo secondo le intenzioni di Papa Francesco, mi continuavo a chiedere il perché di questo ipotizzato intervento armato. No, non può essere una questione umanitaria. Attaccare, bombardare, uccidere …per far vivere? Mi viene in mente quella signora che nel vivo della campagna referendaria sull’aborto mi disse: “L’aborto? Assolutamente contraria! Quelle che abortiscono le ammazzerei tutte!” Ora, a furia di ripetere le loro “ragioni non ragionevoli” può anche essere che Obama, Kerry, Pelosi e compagnia cantante se ne siano convinti. In altre parole, che siano i primi a credere alle balle che dicono. Ma perché? Per “esistere”. Mi sono convinto che Obama ha tentato il passo che ha tentato per mostrare non solo al mondo, non solo al suo Paese, ma anche a se stesso di esistere. Si, intendo “politicamente”, come presidente del Paese più potente del mondo. L’amministrazione Obama, dopo aver concluso ben poco durante il primo mandato, sta vivendone un secondo di completo oblio. “Attacco, quindi sono!”, difendo l’umanità violata, quindi conto, ho valore.
Ma la gente non l’ha seguito, non l’ha bevuta. La gente gli manda a dire che invece di lanciare bombe in giro, in guerre dove tutti (TUTTI!) sono cattivi (perché le guerre lo sono), ci sarebbero altre cose da fare, anzitutto qui, in America.
Già nell’essersi rivolto al congresso per ottenerne il consenso, Obama aveva mostrato segni di debolezza. Adesso, con il congresso che tergiversa, i voti che sembrano mancare, e gli americani sempre più contrari, Obama si aggrappa al salvagente di Putin, uno che in vita sua di gente deve averne salvata poca. Un penoso – quanto benedetto – tentativo di fuga da una colossale debacle politica. E con la debolezza di Obama emerge la debolezza degli States sul piano internazionale. Cresce la non credibilità del paese che storicamente si è (quasi) sempre mosso come il salvatore del mondo. Quel che succederà lo vedremo. Intanto quel che già vediamo sono miracoli. Perché, per fortuna, siamo nelle mani di Dio.