Il presidente degli Stati Uniti ha rivolto ieri notte ora italiana un discorso alla nazione. Un discorso ovviamente incentrato sulla Siria e la possibilità di attacco, un attacco che Obama non ha per nulla rimosso dalla sua agenda, anzi. Ha spiegato al suo paese che tipo di guerra l’America ha intenzione di fare (parole già da lui dette nei giorni scorsi, nulla di nuovo sostanzialmente) spiegando ancora una volta che non sarà un nuovo Iraq. Si tratterebbe di un attacco limitato e non a tempo indeterminato e mirato a scoraggiare l’uso delle armi chimiche. Ha detto come la proposta russa uscita dal vertice del G20 è un spiraglio per una soluzione diplomatica ma è ancora troppo presto per sapere se avrà successo. Come si sa, la Russia ha proposto ad Assad una ispezione del suo arsenale chimico, proposta che Assad ha accettato in cambio dell’annullamento degli attacchi americani. Tornando alle parole di Obama, ha detto di essere consapevole che l’America è stanca di guerre, ma quando “si deve fermare l’uccisione di bambini con i gas gli Stati Uniti hanno il dovere di agire” ha detto, aggiungendo che non considera gli Stati Uniti la polizia del mondo ma in certi casi sono costretti a intervenire. Obama definisce intollerabile uno scenario dove i dittatori si sentono liberi di usare le armi chimiche e dove l’Iran potrebbe usarle in un eventuale scontro con i militari americani: “Voglio un intervento militare in Siria perché nella terribile notte del 21 agosto è stata compiuta un’atrocità, un crimine contro l’umanità” ha detto. In pratica il suo discorso è stata una richiesta al suo popolo affinché lo sostenga in vista anche del voto al Congresso: secondo gli ultimi sondaggi, solo il 47% degli americani è d’accordo con lui.