Il progetto di legge che sta scatenando polemiche e discussioni nello stato del Nuovo Galles in Australia, ha un nome significativo. “Zoe’s law”, la  legge di Zoe, dal nome della bambina che Brodie Donegan portava in grembo quando fu vittima di un incidente stradale. Brodie aveva in grembo un feto di 32 settimane quando il giorno di Natale del 2009 venne investita e perse la bambina. La cosa che fece scalpore fu che Brodie e il marito invece di accontentarsi delle generiche accuse nei confronti dell’autista che l’aveva investita e che risultò aver fatto uso di droghe, fu che chiesero che venisse accusato di omicidio per aver causato la perdita della bimba. Una cosa che non poteva essere fatta perché la legge non riconosce un feto come un essere umano. Fu allora che il leader del Partito cristiano democratico Fred Nile, colpito dall’episodio, studiò un progetto di legge per riconoscere i feti come esseri umani chiamandolo appunto Zoe’s law. La stessa Brodie è intervenuta sul caso dicendo che il feto che portava in grembo aveva 32 settimane e pesava due chili: era un essere umano esistente, ha detto, e merita di essere riconosciuto in quanto tale. La stessa Brodie si dice per la libertà di aborto, ma vuole che questa legge diventi effettiva: non è un progetto di legge per accusare qualcuno di omicidio ha scritto su facebook, è una legge perché si riconosca la dignità di ogni essere umano anche se ancora nella pancia della madre. Non è quello che pensano invece numerose organizzazioni femministe adesso che il progetto di legge è stato preso in mano da un rappresentante del partito laburista: temono che una legge del genere riduca la possibilità di abortire delle donne se si riconosce che un feto è un essere umano. La legge di Zoe è infatti portata avanti adesso da Chris Spence che avrebbe dovuto discuterla in questi giorni al parlamento ma dopo le polemiche accese ha accettato di rimandare la discussione di alcuni giorni. 



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