“L’articolo firmato da Vladimir Putin e pubblicato sul New York Times è una grande dimostrazione di stile e di capacità comunicativa, che era esattamente quello che mancava alla Russia da molto tempo”. Ad affermarlo è Piero Ignazi, professore di Politica comparata nell’Università di Bologna, che commenta così l’editoriale del presidente russo pubblicato sul più importante quotidiano statunitense con il titolo “Un appello alla prudenza lanciato dalla Russia”. Per Ignazi, “tecnicamente è sbagliato affermare che Putin sia un dittatore, ma ciò non vuol dire che la Russia sia una democrazia. E’ un sistema che ha una serie di istituzioni che trattengono l’uomo forte dall’essere un autocrate in senso pieno”.



Che cosa ne pensa dell’editoriale di Putin pubblicato sul New York Times?

L’editoriale di Putin sul New York Times è innanzitutto un colpo da maestro. Da un punto di vista mediatico, si tratta di un’operazione di rilegittimazione della sua leadership e un rilancio del ruolo della Russia come grande attore internazionale.



Quindi la Russia è sulla via giusta per diventarlo?

Quello che Putin ha fatto vedere al mondo è una grande dimostrazione di stile e di capacità comunicativa, che era esattamente quello che mancava alla Russia da molto tempo. Si tratta quindi di un tentativo abbastanza riuscito, nel frattempo, di accreditarsi come un interlocutore importante. L’obiettivo di Putin è rimettere in discussione gli Stati Uniti come unico modello di democrazia nel mondo. Con questa mossa Mosca compie dei passi avanti nel realizzare i suoi intenti, ma non è detto che poi li raggiunga in pieno. Questa è pero una mossa in quella direzione.



Gli Stati Uniti possono essere un modello di democrazia per tutto il mondo o è meglio un mondo multipolare?

Dipende quali sono gli altri modelli. Se gli altri modelli sono la Cina o la Corea del Nord, è molto meglio un mondo unipolare. Se a rappresentare un modello alternativo sono la Svizzera o la Svezia, è bene che ci sia un mondo multipolare. Se invece che di modelli parliamo di forza militare, gli Stati Uniti sono però l’unica iper-potenza sul campo.

Ritiene che la storia italiana dal 1945 in avanti sia la documentazione del fatto che la democrazia americana si può esportare?

Questa affermazione mi sembra una eccessiva semplificazione. L’Italia non ha adottato il modello di democrazia dell’America, la questione è molto più complessa. I tentativi degli Stati Uniti di esportare la democrazia nei Paesi arabi, che era il grande tema dei primi anni del 2000, sono stati un fallimento. L’errore consiste nell’idea di poter esportare “sic et simpliciter” la democrazia in contesti che non avevano nessuna delle pre-condizioni o presupposto per accoglierla. Per John McCain, l’articolo di Putin è “un insulto all’intelligenza degli americani”.

 

E’ giusto che i politici americani si indignino così tanto?

Ci sono politici americani di ogni tipo, e quindi la dichiarazione di McCain non mi stupisce ma non la tengo neanche in particolare considerazione. Agli americani dà fastidio che la Russia guadagni maggior prestigio, ma tutto ciò dimostra come ha scritto il New York Times a commento dell’articolo pubblicato, “la superiorità della democrazia americana”.

 

Putin è un dittatore?

No, tecnicamente non lo è. E’ stato eletto con un voto non certo libero, ma decente, esiste un Congresso, anche se c’è una società non pienamente libera. Sappiamo come gli oppositori siano vessati in varie maniere.

 

Quindi la Russia è una democrazia?

Io ho detto che la Russia da un punto di vista formale non è una dittatura, ma non ho detto che è una democrazia. E’ un sistema che ha una serie di istituzioni che trattengono l’uomo forte dall’essere un autocrate in senso pieno.

 

(Pietro Vernizzi)