“Le verifiche realizzate sul campo dagli ispettori dell’Onu rendono evidente senza ombra di dubbio che a usare le armi chimiche è stato Assad. Il rapporto delle Nazioni Unite non lo cita esplicitamente perché ciò non faceva parte del mandato che era stato affidato agli ispettori”. Ad affermarlo è il generale Carlo Jean, secondo cui “Putin si è fatto beffe del mondo intero sottoscrivendo una mediazione che lo rafforza. Gli arsenali di armi chimiche non saranno però realmente distrutti, le scuse per non farlo del resto non mancheranno”. L’esperto di strategia militare commenta così le critiche della Russia al rapporto delle Nazioni Unite sull’utilizzo delle armi chimiche in Siria, che di fatto costituiscono un atto d’accusa nei confronti del governo siriano. Il ministro degli Esteri di Mosca, Sergey Lavrov, ha detto di non essere rimasto convinto dal rapporto degli ispettori, e ha chiesto che siano realizzate nuove indagini in modo “imparziale, obiettivo e professionale”.



Generale Jean, che cosa ne pensa del rapporto dell’Onu sulle armi chimiche?

E’ evidente che a usare le armi chimiche è stato Assad. Dai residui di razzi che hanno trovato sul terreno non possono essere stati i ribelli, in quanto il sarin è stato montato su missili con un diametro da 330 millimetri e lunghi dieci metri. I satelliti americani avevano inoltre effettuato il tracciamento della fumata della coda.



Perché allora il rapporto dell’Onu afferma che non si sa con certezza chi abbia utilizzato le armi chimiche?

Il rapporto dell’Onu corrisponde al mandato affidato agli ispettori, cui è stato ordinato che non dovessero attribuire a una delle parti in causa la responsabilità dell’utilizzo delle armi chimiche. Dal contesto del rapporto è però più che chiaro che la responsabilità va attribuita alle truppe governative.

Che motivo avrebbe Assad per usare le armi chimiche, quando sta già vincendo con le armi convenzionali?

Le truppe governative non stanno affatto vincendo, in quanto non riescono a utilizzare fanteria e carri armati se non dopo avere fatto tabula rasa delle forze ribelli che si trovano di fronte. Il morale delle truppe, eccetto che per la Quarta Divisione Corazzata e per la Guardia repubblicana, è molto ridotto. Il regime non può quindi compiere azioni di fanteria nei centri urbani, ma deve cercare di preparare gli attacchi con un forte fuoco d’artiglieria.



Perché la Russia nega che Assad possa avere usato le armi chimiche?

L’utilizzo delle armi chimiche da parte di Assad è una mossa che è stata concordata con la Russia e con l’Iran, approfittando di una situazione di particolare debolezza dell’Occidente e in particolare degli Stati Uniti.

 

Il governo di Damasco sapeva già di poter superare impunemente la “linea rossa”?

Sì, e ad andarci di mezzo è stata la reputazione degli Stati Uniti. Il messaggio che emerge dalla vicenda siriana è che le “linee rosse” non sono rispettate e che nessuno è punito se supera i limiti definiti dal presidente degli Stati Uniti.

 

La Russia sta giocando con il fuoco?

La Russia ha tutto l’interesse a creare una situazione di stallo. Nella parte più estremista della ribellione in Siria militano diversi ceceni. Se Assad dovesse essere abbattuto, i guerriglieri ritornerebbero in forza in Cecenia e incomincerebbero a compiere attentati in Russia. Mosca si appoggia inoltre sempre più all’arco sciita in quanto i sunniti sono legati agli Stati Uniti.

 

Come valuta la posizione degli Stati Uniti?

Il problema fondamentale è quello della debolezza americana. Non si tratta di una debolezza militare, ma sostanzialmente di carattere politico e psicologico legato in particolare ai tentennamenti del presidente Obama.

 

Chi esce vincitore da questa vicenda?

I veri vincitori sono due, la Russia e Assad. I perdenti sono invece i ribelli. La riduzione della potenza di combattimento della parte più moderata dell’opposizione, corrisponde a un rafforzamento della parte più radicale. Putin in questa vicenda si è fatto beffe del mondo intero, incluso il Papa che pure ha citato ipocritamente con parole di grande rispetto nell’articolo pubblicato sul New York Times.

 

Che cosa ha permesso a Putin di far prevalere il suo punto di vista?

La sua rapidità di decisione gli ha permesso di spiazzare Obama facendogli perdere la faccia di fronte al mondo intero. Non dimentichiamoci che le armi chimiche sono marginali in un conflitto civile. Su 120mila morti in Siria, meno di 2mila sono stati provocati dalle armi chimiche.

 

Come ne esce invece Assad?

Oltre a Putin, questa vicenda rafforza Assad. Da bandito quale era raffigurato, il presidente siriano è stato legittimato come un partner della pace. Gli accordi tra Lavrov e Kerry sono inoltre del tutto irrealistici. Distruggere le armi chimiche è infatti complicato quasi come distruggere le armi nucleari, e in questo caso si tratta di mille tonnellate di arsenali. L’accordo patrocinato dalla Russia sulla distruzione delle armi non convenzionali non sarà quindi realizzato, e del resto le scuse per non farlo non mancheranno.

 

(Pietro Vernizzi)

Leggi anche

SIRIA/ Jean: Putin non vuole mantenere gli impegni e si fa beffe di tuttiSIRIA/ Mons. Pezzi (Mosca): la fede dei russi ha cambiato le scelte di PutinSIRIA/ Il giornalista siriano: Al Qaeda sta cercando di rubare la nostra rivoluzione