Nel discorso che il presidente Barack Obama ha tenuto all’Assemblea delle Nazioni Unite il professor Enzo Cannizzaro,docentedi diritto internazionale all’Università di Roma La Sapienza, vede un cambio di rotta squisitamente politico che fa pensare a un “ripensamento” dell’unilateralismo che ha ispirato l’azione degli Stati Uniti nell’ultimo decennio. In pratica gli Stati Uniti “hanno preso atto di non essere riusciti a imporre stabilità e ordine”. Il coinvolgimento delle comunità internazionale per risolvere conflitti come quello in corso in Siria tornerà ad essere pertanto decisivo. Ma l’approccio multilaterale, per Obama, deve funzionare, altrimenti gli Stati Uniti si chiameranno fuori. Cannizzaro vede un cambiamento di rotta anche nel discorso del Presidente iraniano Hassan Rouhani. “Anche l’Iran non ha tratto grande beneficio dalla contrapposizione frontale con tutta la comunità internazionale”. Il premier Letta, che prenderà al parola più tardi, ribadirà secondo il professore la posizione ferma assunta dall’Italia nei confronti dell’intervento in Siria che senza l’appoggio dell’Onu sarebbe stato illegale.



Come giudica l’intervento del presidente Obama?
Obama sembra prendere atto che l’unilateralismo che ha ispirato l’azione degli Stati Uniti nell’ultimo decennio non è stato in grado di imporre stabilità e ordine. Il mondo è troppo complesso per essere governato da un solo stato, per quanto potente sia. Mi pare che si stia preparando una forma, se non di abbandono, sicuramente di ripensamento dell’unilateralismo e si stia tornando al multilateralismo, alle Nazioni Unite, a un approccio globale da parte della comunità internazionale.



È credibile il presidente Rouhani quando dice che l’Iran non è una minaccia per il mondo? O è cambiato solo il modo di comunicare rispetto al suo predecessore?
La mia impressione è che anche l’Iran non abbia tratto grande beneficio dalla contrapposizione frontale non solo con gli Stati Uniti ma con tutta la comunità internazionale. Un po’ tutta la comunità internazionale considera il possesso di armi nucleari da parte dell’Iran come una minaccia. Credo che ne abbia sofferto sia la posizione strategica dell’Iran, ma anche la popolazione, soprattutto dal punto di vista economico e sociale. È evidente che anche lì si prepara un mutamento di prospettiva.



Rispetto ad Ahmadinejad, Rouhani ha cambiato rotta anche nei confronti di Israele, quando ha detto che il massacro degli ebrei da parte dei nazisti è una cosa innegabile. 
Quello era un tratto folcloristico del suo predecessore che si divertiva a fare il negazionista, non so con quanta perizia storica per la verità. Sicuramente è un cambiamento di rotta, non tanto di carattere scientifico quanto di carattere politico.

Letta prenderà la parola più tardi quando la nostra intervista sarà conclusa. Secondo lei su cosa punterà nel suo discorso?

Credo che l’Italia abbia preso una posizione molto ferma sulla Siria. L’intervento in Siria non aveva il consenso del Consiglio di sicurezza: unilateralmente condotto sarebbe stato illegale. Credo che Letta continuerà a sostenere questa posizione, che è largamente maggioritaria in Europa. La Germania e la stessa Gran Bretagna l’hanno sostenuta, nonostante le pressioni del governo britannico. Ma c’è da sottolineare un altro elemento importante nel discorso di Obama.

Quale?
Obama nel suo discorso ha mantenuto un riferimento alla possibilità che gli Stati Uniti fuoriescano dall’approccio multilaterale qualora si dimostri eccessivamente perdente, non efficiente.

Tiene una porta aperta per un eventuale ritorno all’unilateralismo?
Al contrario. Anche qui si tratta di un atteggiamento squisitamente politico. Che costringe gli alleati, o comunque la comunità internazionale, ad agire per evitare il ritorno all’unilateralismo. Credo che Letta spenderà qualche parola anche in questa direzione: sì all’approccio multilaterale, ma deve funzionare.