Nulla di fatto al G20 di San Pietroburgo. Nel comunicato finale, pubblicato sul sito ufficiale del vertice, non c’è traccia della questione siriana. I potenti del mondo si dividono (c’è chi dice 50 e 50), tra chi considera necessario e inevitabile un intervento militare e chi invece vorrebbe una diversa soluzione (e magari raccogliere il grido di pace di Papa Francesco). “Quasi tutti i leader al G20 sono d’accordo con la necessità di un intervento militare in Siria”, ha detto in conferenza stampa il premier turco Recep Tayyip Erdogan, ma non sembra essere così. A smentirlo ci ha pensato poco dopo Vladimir Putin, secondo cui gran parte dei partecipanti sono contrari all’iniziativa. “L’applicazione della forza nei confronti di uno Stato sovrano è possibile solo per autodifesa e con il mandato Onu, e non è questo il caso. Come già detto, chi agisce in modo unilaterale viola la legge internazionale”, ha precisato il presidente russo, facendo poi l’elenco dei paesi contrari all’intervento: Cina, Argentina, Italia e Brasile, oltre a India e Indonesia. “Non dobbiamo dimenticare il messaggio del Pontefice, che si è espresso apertamente sull’inammissibilità dell’azione militare”, ha aggiunto Putin, oggi a colloquio per circa 20 minuti con Barack Obama. Quest’ultimo ha anunciato che martedì prossimo si rivolgerà agli americani in un discorso dalla Casa Bianca: “Sono stato eletto per finire le guerre, non per iniziarle, ma devo agire”.