Mentre il mondo è preoccupato per le possibili conseguenze della crisi siriana, in Egitto la transizione politica non è certamente ancora compiuta. Ad appena due giorni dal fallito attentato che poteva costare la vita al ministro dell’Interno Mohamed Ibrahim, gli artificieri dell’esercito hanno disinnescato una bomba piazzata sulla linea ferroviaria fra Suez e Ismailiya, a nord del paese. L’ordigno sarebbe dovuto esplodere al passaggio di un convoglio con duemila soldati. Sempre nella giornata di ieri unaltro ordigno è esploso senza causare morti e feriti. Si trattava di una bomba artigianale collocata nel commissariato di polizia del quartiere di Bulak el Dakrour, al Cairo. La tensione dunque resta alta, e i due attentati fanno temere una nuova possibile spirale di violenze tra l’esercito e i militanti della Fratellana musulmana.
Segnali di pacificazione vengono periodicamente lanciati dal governo. Ad esempio a metà agosto il ministro della Difesa e capo delle Forze Armate, Abdel Fattah El-Sisi, aveva annunciato che il genio militare avrebbe ricostruito a spese dello Stato tutte le chiese distrutte dagli islamisti. “Stiamo attraversando una situazione drammatica ma l’Egitto è sulla buona strada” – racconta padre Vincenzo Mistrih, frate francescano del convento del Cairo”.
Che cosa sta avvenendo in Egitto in queste ore?
I Fratelli musulmani non vogliono ancora riconoscere la disfatta e trovano ogni pretesto per creare disordini. Nel Paese però la gente vive nell’apprensione, ha paura e aspetta che la situazione si risolva.
Lei che cosa ne pensa degli attacchi contro le chiese? Qual è il vero motivo di quest’odio e di questa violenza?
Quest’astio c’è sempre stato, ma nei giorni dell’attacco è stato un modo per i Fratelli musulmani di mettere in imbarazzo il governo e dimostrare la sua incapacità a garantire l’ordine pubblico. Spesso, va detto, c’è qualcosa di enigmatico. Ben due chiese francescane, quella di Suez e quella di Assiut, sono finite nel mirino dei fondamentalisti nell’arco di pochi giorni. In entrambi i casi la polizia non si è nemmeno fatta vedere.
Che cosa non la convince in tutto questo?
E’ mai possibile che abbiano lasciato bruciare così tanti edifici di culto cristiani, e si siano impegnati in loro difesa soltanto a parole? La polizia o non è intervenuta o è intervenuta male. Non si è trattato di pochi episodi isolati, in numerosi casi in cui i cristiani sono finiti nel mirino le forze dell’ordine sono state assenti. E’ vero che la situazione è complessivamente molto difficile, e quindi è possibile che il governo non stia semplicemente riuscendo a stare dietro a tutto.
Il governo potrebbe avere lasciato bruciare le chiese per mettere in cattiva luce i Fratelli musulmani?
Alcuni pensano così, e sono convinti del fatto che quella del governo sia una tattica politica per fare vedere al mondo il volto peggiore dei Fratelli musulmani. Non si comprende se si tratti di una strategia o se davvero il governo sia impotente e non riesca a sorvegliare qualsiasi edificio. Resta il fatto che non è solo la polizia a non avere convinto, anche l’Esercito dispone di migliaia di uomini che potevano essere impiegati per il presidio delle chiese, eppure non lo ha fatto.
Insomma per i cristiani è sempre più difficile capire di chi si possono fidare …
La situazione resta preoccupante ma l’Egitto è sulla buona strada. Se escludiamo i fanatici che hanno attaccato le chiese, mai come in questi giorni si è parlato del fatto che musulmani e cristiani sono fratelli, ed entrambi vogliono lavorare insieme per la libertà, il rilancio dell’economia, la creazione di un sistema dell’istruzione efficiente. E’ la prima volta che se ne parla così seriamente.
Eppure l’Egitto sembra non trovare la sua strada …
Non sono d’accordo, i cittadini egiziani stanno cercando la strada giusta per il Paese, si sono pronunciati di fronte a tutto il mondo contro i Fratelli musulmani. Il fatto che una grande nazione musulmana come l’Egitto dica che non vuole più saperne dell’integralismo islamico è un passo avanti decisivo.
Lei che cosa si aspetta per il futuro del Paese?
Se riusciremo a superare questa fase sarà una grande vittoria. Il problema però è che la gente comune egiziana che è scesa in piazza contro Morsi ha contro di sé l’islam internazionale, con tutte le pressioni che sta facendo sulle grandi potenze. E’ anche per questo motivo che i media occidentali non stanno raccontando in modo corretto quanto è avvenuto in Egitto.
(Pietro Vernizzi)