Come già riportato da ilsussidiario.net, il governo spagnolo ha presentato una riforma della legge sul diritto di aborto, suscitando come era immaginabile molte polemiche e proteste, da quella come al solito eclatante delle attivista Femen che si sono presentate a seno nudo in parlamento ad altre. L’attuale legge sull’aborto è in vigore dal 2010 ed è stata realizzata dal governo dell’allora primo ministro il socialista Zapatero, una delle leggi più permissive al mondo in materia. Essa prevede che sia possibile senza presentare alcun tipo di giustificazione abortire fino alla 14esima settimana e in caso di gravi malformazioni del feto o la salute a rischio della madre, fino alla 22esima. I minori di 16 anni invece devono avere obbligatoriamente un consenso firmato da almeno un genitore o un tutore. Si abortisce prevalentemente in cliniche private e tutti i costi sono rimborsati dallo stato. Attualmente in Spagna si verificano circa 120mila aborti all’anno. La riforma del governo Roy invece prevede l’aborto solo in casi di stupro o di gravissimi rischi per la salute della madre e mai oltre la 14esima settimana. Chi si lamenta di questa possibile riforma sostiene che la nuova legge aumenterà la diseguaglianza fra le donne: quelle con più soldi potranno andare ad abortire all’estero e le altre invece dovranno ricorrere all’aborto clandestino. Inoltre, dicono sempre i sostenitori della legge Zapatero, non è vero che gli aborti in Spagna siano aumentati di molto.



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