“Ariel Sharon è stato un personaggio controverso, anti-convenzionale e dalle molte diverse sfaccettature. Come militare la sua figura pubblica ha assunto una valenza negativa, perché ha esportato la guerra al di fuori dei confini di Israele. Come politico invece ha combattuto con grande forza il terrorismo della Seconda Intifada ed ha avuto l’apertura mentale di ripensare completamente la sua politica degli insediamenti quando si è reso conto che le sue conseguenze per il futuro di Israele sarebbero state negative”. E’ il ricordo di Ariel Sharon visto da Michael Herzog, analista politico e militare israeliano e autore di commenti per il quotidiano Haaretz. L’ex premier israeliano è morto sabato, dopo essere rimasto per otto anni in stato vegetativo in seguito a un ictus.
Herzog, qual è l’eredità di Sharon in quanto militare?
La sua figura pubblica ha assunto una valenza negativa in quanto è stato uno dei primi a creare lo spirito e il mito di Israele come esportatore di guerra, basandoli sull’idea che se vogliamo evitare la guerra dobbiamo combatterla. La sua carriera militare è stata costruita su operazioni offensive nei territori nemici alla ricerca di punti deboli da colpire. Restano celebri le sue incursioni oltre i confini in risposta agli attacchi terroristici all’interno di Israele. E’ stato comandante di una divisione corazzata durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967 e durante la guerra dello Yom Kippur nel 1973.
Qual è stato invece il significato politico di Herzog per Israele?
Dal punto di vista politico, per molti anni è stato una figura anti-convenzionale e molto controversa sulla scena israeliana. Dal 2001 è stato eletto primo ministro e si è trovato a gestire la Seconda Intifada, con i kamikaze che si facevano esplodere nelle nostre città. Nel 2002 ha lanciato delle operazioni militari in Cisgiordania, suscitando profonda preoccupazione all’interno dell’opinione pubblica israeliana in quanto era necessaria una grande cautela nel gestire la situazione che si era creata. Una delle sue decisioni più importanti è stata quella di disimpegnare il governo israeliano dalla Striscia di Gaza. Sharon ha inoltre giocato un ruolo cruciale nel vincere la guerra al terrorismo della Seconda Intifada iniziata nel maggio 2000 e durata per sette anni.
Quale tra le sue idee politiche ha lasciato di più il segno?
Tra le sue idee, quella che ha lasciato più il segno è quella secondo cui non tutti gli insediamenti dei coloni israeliani vanno difesi, in quanto alcuni sono utili alla sicurezza del Paese mentre altri sono più che altro un peso. Sharon ha ordinato di evacuare alcuni di questi insediamenti, e ha promesso di evacuarne altri nel caso in cui fosse stato raggiunto un accordo bilaterale con i palestinesi. E’ stato sorprendente che Sharon, colui che più di altri aveva sostenuto la politica degli insediamenti, da un certo punto in poi ha iniziato a difendere l’idea che non tutti gli insediamenti contribuivano alla sicurezza nazionale di Israele.
Che cosa gli fece cambiare idea sulla questione degli insediamenti?
Sharon, come altre personalità israeliane con posizioni di rilievo, si rese conto dei costi della politica degli insediamenti e dei pericoli per il futuro di Israele. Quando diventò primo ministro, comprese quali erano le conseguenze delle scelte fatte fino a quel momento, e di quanto fosse un bene per il futuro di Israele il fatto di separarsi dai palestinesi. Scelse quindi di evacuare quattro insediamenti nella Cisgiordania settentrionale, e se non si fosse ammalato avrebbe continuato su questa strada.
(Pietro Vernizzi)