Polemiche negli Stati Uniti per la decisione di sperimentare per la prima volta su un condannato a morte una nuova sostanza che provocherebbe una agonia di grande sofferenza. L’uomo è Dennis McGuire, 53 anni, condannato nel 1989 per stupro e omicidio: la stampa lo definisce cavia di un esperimento. Il nuovo veleno che si userà su di lui è un cocktail di due differenti droghe, mai usato prima su essere umano. La scorsa settimana era stata portata a termine la prima esecuzione del nuovo anno, in Oklahoma, il condannato era stato sentito urlare: il mio corpo sta bruciando, durante una brutale agonia. Le autorità non hanno voluto commentare o dire se fosse stato giustiziato anche lui con il nuovo veleno. Secondo gli avvocati difensori di McGuire invece l’iniezione che subirà lo farà morire per mancanza di ossigeno provocando in lui una terribile agonia lunga anche cinque minuti. Ma il giudice di Columbus, nell’Ohio dove si terrà l’esecuzione, pur ammettendo che il caso di McGuire sarà un esperimento, ha dichiarato che non esistono prove sufficienti per cambiare idea. Tutto sta nel fatto che le autorità carcerarie americane hanno difficoltà ad eseguire le condanne a morte per mancanza del veleno usato normalmente, il pentobarbital mischiato ad altre tre sostanze, dato che il produttore, una azienda danese, si rifiuta di venderlo agli Stati Uniti. L’Unione europea poi ha minacciato di restringere la vendita di Propofol, un anestetico solitamente usato in ospedale che invece viene usato per i condananati a morte negli Stati Uniti. L’alternativa, che nessuno vuole prendere in considerazione, è tornare al vecchio metodo della camera a gas.



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