“Per la prima volta, dopo cento anni, sono stati i cristiani a essere artefici del cambiamento, con i loro voti, la loro partecipazione e la loro presenza nello spazio pubblico”. Lo rimarca il professore egiziano Wael Farouq, docente all’American University del Cairo. Dai dati non ancora ufficiali sul governatorato del Cairo diffusi dal quotidiano egiziano Al-Ahram, emerge che al referendum sulla nuova Costituzione i sì sono stati il 97,57% e i no 1,48%. L’affluenza è stata pari al 27,7%, cioè 1 milione e 855mila elettori su 6 milioni e 674mila aventi diritto.



Che cosa cambia per i cristiani egiziani con il referendum sulla Costituzione?

La Costituzione non ha portato alcun cambiamento per i cristiani. Per la prima volta, dopo cento anni, sono stati i cristiani a essere artefici del cambiamento, con i loro voti, la loro partecipazione e la loro presenza nello spazio pubblico. Prima della rivoluzione, la connotazione più importante della minoranza cristiana in Egitto era “l’assenza”. I muri delle chiese segnavano il confine fra loro e la società. Oggi, invece, vediamo i cristiani partecipare con vigore a tutte le attività e a tutti gli eventi della rivoluzione. La rappresentanza politica dei cristiani non è più monopolio della Chiesa. I cristiani hanno offerto alla rivoluzione figure emblematiche come Mina Danial. La presenza dei cristiani nello spazio pubblico ha realizzato, per la prima volta, una reale coesistenza e una reale coesione fra musulmani e cristiani, tanto che si è visto un giovane musulmano cambiare il proprio nome in Mohamed Cristy, per solidarietà con i compagni cristiani caduti davanti al Maspero. La presenza nello spazio pubblico ha trasformato i cristiani dallo stereotipo di minoranza oppressa, sfruttata da un regime tirannico per i propri scopi e bersaglio delle istigazioni degli estremisti islamici, in uomini e donne che partecipano alla costruzione del futuro della propria patria. Un esempio è Mona Mina, che recentemente è stata eletta segretario generale del sindacato dei medici, non perché cristiana, o grazie a qualche quota riservata ai cristiani, ma perché ha sempre lottato in difesa dei diritti dei medici e, durante la rivoluzione, è sempre stata in piazza Tahrir a curare ferite e alleviare dolori.



La Carta del 2014 elimina un articolo della Costituzione del 2012 che definiva quali sono i “principi della Sharia” considerati come fonte principale della legislazione. Come valuta questa novità?

L’interpretazione della parola “principi” presente nell’art. 2 della Costituzione del 2012 apriva la porta per considerare i cristiani cittadini di seconda classe. Anzi, se ci fosse stata la volontà politica di farlo, avrebbe potuto costringerli a pagare la jizya. La Costituzione del 2012 poneva le basi per l’assenza e il ritiro dei cristiani dallo spazio pubblico ancora una volta. Sarebbero stati liberi di fare quel che volevano all’interno delle loro chiese, ma al di fuori avrebbero fatto meglio a non attirare l’attenzione di nessuno. I Fratelli Musulmani continuano a ripetere un discorso privo di contenuto reale sulla tolleranza dei cristiani, dicendo che questi, sotto il governo islamico, si troverebbero in una situazione migliore dei cristiani europei. È un discorso vuoto, perché l’incitamento contro i cristiani per bocca dei rappresentanti di questa corrente, sui loro giornali e siti d’informazione ufficiali, non è mai cessato. Persino mercoledì, il sito ufficiale di Libertà e Giustizia, il partito dei Fratelli Musulmani, diceva che i votanti al referendum costituzionale sono cristiani che odiano l’islam. La miglior prova di questo incitamento contro i cristiani è stata la reazione alla quale abbiamo assistito dopo la destituzione di Morsi, quando tutta la violenza è stata diretta contro i cristiani, con uccisioni e incendi delle loro proprietà e chiese.



 

La Costituzione del 2014 abolisce un articolo, contenuto nel testo precedente, che considerava come un crimine “insultare qualsiasi messaggero o profeta” dell’Islam. Lo ritiene un passo avanti importante?

Non penso che la Costituzione del 2014 sia una Costituzione modello. Ci sono molti articoli con i quali non concordo e altri che ritengo non necessari. L’articolo in questione è uno di quelli che non ritengo necessari. Il rispetto per i profeti e gli inviati non si ottiene con una legge che lo impone, ma scaturisce dalla fede delle persone e dalla testimonianza che queste persone fanno della propria fede nello spazio pubblico. Sappiamo dalla storia che testi di questo tipo non hanno mai garantito il rispetto dei simboli religiosi e che son sempre stati una spada di Damocle per la libertà di espressione e per la differenza.

 

La Costituzione del 2012 aveva attribuito un ruolo legislativo all’università islamica di Al-Azhar, poi abolito nel 2014. Qual è il senso di questo cambiamento?

Questo cambiamento è senza dubbio positivo e significa fare marcia indietro rispetto allo Stato religioso che i Fratelli Musulmani volevano stabilire. Non riduce il ruolo della religione nella società, anzi lo riafferma, perché è la sharia a essere giunta per aiutare le persone, non Dio ad aver creato le persone per l’applicazione della sharia. Per questo motivo, possiamo osservare che i principi della sharia sono fissi: giustizia, libertà, compassione. Le sue prescrizioni, invece, sono mutevoli. Questo, però, è tutto il contrario di quanto hanno fatto i Fratelli Musulmani durante il loro anno di governo, e non solo con la sharia, ma anche con la democrazia. Per loro, infatti, gli strumenti della democrazia come le elezioni erano più importanti dei principi della democrazia.

 

Il nuovo testo proibisce la formazione di partiti su base religiosa, di fatto spingendo i Fratelli musulmani fuori dal Parlamento. Ciò non rischia di radicalizzarli ancora di più?

Solo chi crede nella violenza come mezzo di cambiamento reagisce con la violenza. La reazione violenta è tipica dei partiti e dei gruppi estremisti che non considerano un problema sacrificare la vita della gente per l’ideologia. Come ha detto Morsi quand’era Presidente: “Nulla in contrario a che muoia un milione di egiziani, affinché ne vivano novanta milioni”. Cedere alla paura di una reazione violenta da parte di queste persone è solo un modo di sottomettersi al ricatto delle loro ideologie malvage.

 

Che cosa ne pensa del fatto che in questa Costituzione non è contenuto nessun passo avanti per i diritti delle donne?

Come ho già detto, questa non è una Costituzione ideale. Per esempio essa permette i processi militari ai civili. È vero che ha molto limitato e ridotto i casi nei quali questi sono applicabili, tuttavia viola ancora i diritti umani. In fondo, questa Costituzione non riflette le ambizioni e le speranze degli egiziani, ma la loro realtà e la fase attuale della loro lotta per un futuro migliore per i loro figli. Questa Costituzione è stata scritta in uno spirito di trattativa e contrattazione che ha condotto a strane formulazioni, sconosciute alle altre Costituzioni del mondo. Si prenda per esempio l’espressione “Stato con un governo civile”, e ci sono passaggi ancora più strani, come la “sharia cristiana”, citata come fonte di riferimento per i cristiani nelle questioni riguardanti lo statuto personale.

 

Perché allora gli egiziani l’hanno votata in massa?

La gente che ha votato nei giorni scorsi non l’ha fatto per ciò che spera, ma contro ciò di cui ha paura. Gran parte dei giovani ha boicottato la Costituzione per le sue mancanze. Ciò significa che, in un futuro prossimo, questa Costituzione subirà degli emendamenti con i quali gli egiziani potranno strappare più diritti. La rivoluzione continuerà, finché la realtà che l’ha spinta ad accadere continuerà a esistere immutata. La rivoluzione continuerà, finché dignità, libertà e giustizia sociale non saranno diventate una realtà tangibile.

 

(Pietro Vernizzi, traduzione dall’arabo di Elisa Ferrero)