Un caso analogo a quelli di Eluana Englaro e Terri Schiavo, ma in Francia, un caso che oltralpe sta suscitando grandi discussioni e polemiche da tempo. Un malato in stato vegetativo dopo un incidente occorso cinque anni fa, Vincent Lambert, non può essere privato dell’alimentazione: lo ha deciso una giuria di Reims, contro la richiesta di sospendere l’alimentazione per lasciarlo morire, come appunto nei cassi Englaro e Schiavo. La richiesta di procedere con il cosiddetto protocollo di fine vita era stata avanzata dal suo medico curante, il quale aveva citato numerose evidenze secondo le quali Lambert quando era cosciente avrebbe sempre detto che non avrebbe voluto continuare a vivere in quelle condizioni. Testimonianze confermate anche dalla moglie dell’uomo. In tribunale moglie e nipote di Lambert hanno dunque chiesto che le sue funzioni vitali vengano sospese, perché tenuto in vita in modo artificiale in quanto riceve alimentazione attraverso un tubo. Lambert, secondo i medici, nel corso degli anni è invece passato da uno stato vegetativo a uno di coscienza seppur minimale. E’ infatti in grado di muovere gli occhi quando capisce che nella sua stanza ci sono dei familiari ed è sensibile al dolore. Il relatore pubblico, che in Francia nel corso dei processi che coinvolgono i servizi pubblici come la sanità, rappresenta lo stato, ha avvalorato invece la richiesta dei genitori di Lambert di tenerlo in vita. Secondo invece il dottor Kariger che sostiene la richiesta di sospendere l’alimentazione del malato, la richiesta dei genitori è dettata puramente dalle loro tradizioni religiose e da una visione ideologica del fatto. Nella sua dichiarazione il relatore pubblico ha detto come Vincent Lambert si trovi in una situazione di totale vulnerabilità  e ha bisogno di cure e assistenza e una protezione ancora maggiori della richiesta di lasciarlo morire visto che non può esprimere la propria volontà. Un caso cioè di salvaguardia delle libertà fondamentali e del rispetto al suo diritto alla vita. Porre fine alla sua vita, ha aggiunto, “sarebbe equivalente a giudicare la sua qualità della vita e il senso della sua vita. E nessun giudice dovrebbe fare del male”. Fino a quando l’alimentazione forzata non causa più male che bene, ha detto, “non c’è motivo di ritirare i tubi di alimentazione”. In sostanza, la legge francese sul fine vita non si può applicare  a un giovane che non sta morendo e non è neppure malato.  L’alimentazione  artificiale, ha spiegato, non si può considerare un trattamento medico. Da notare poi che su iniziativa del dottor Krieger senza consultarsi con i genitori di Vincent, l’uomo è stato tenuto per ben 31 giorni senza alimentazione, fino a quando una corte di emergenza ha ordinato di riprendere subito l’alimentazione. Alla fine la bella sorpresa: la corte ha deliberato che non si può sospendere l’alimentazione di Lambert. Le  sue eventuali dichiarazioni prima dell’incidente non vanno prese come una prova perché allora non si trovava nelle condizioni in cui si trova adesso. Inoltre non è mantenuto in vita artificialmente ed è anche cosciente. Dopo questa storica sentenza, in Francia si chiede adesso che la legge sul fine vita sia cambiata perché si possibile applicarla a pazienti come Lambert. 



Leggi anche

Sardegna verso prima legge regionale sul suicidio assistito/ "Sarà approvata entro inizio 2025"David Cameron favorevole alla legge sul suicidio assistito/ “Ridurrà la sofferenza umana”