Ucraina, sangue per le strade. Le grandi manifestazioni popolari cominciate da due mesi sono sfociate da giorni nell’aperta violenza. E’ di ieri la notizia di una svolta da parte del presidente Yanukovich, che ha aperto al dialogo con l’opposizione offrendole importanti posti di governo: ad Arseny Yatsenyuk, uno dei tre leader dell’opposizione, Yanukovich avrebbe offerto di fare il premier, e all’ex campione del mondo di pugilato Vitali Klitschko, un altro dei capi dell’opposizione, di essere vicepremier. Ma ai due leader non interessa tanto entrare nel governo quanto andare alle elezioni per battere Yanukovich. Intanto, la protesta si è estesa ad altre 11 città del paese e continuano le violenze, con morti e feriti da entrambe le parti. Violenze che per Olga Tokariuk, giornalista ucraina, hanno l’ombra della lunga mano di Mosca. Tokariuk, parlando con ilsussidiario.net, rivela come le brutalità poliziesche, le torture e gli omicidi misteriosi dei manifestanti ricordano il tipico modo di agire della polizia russa. Ma l’Europa, dice Tokariuk, dovrebbe ricordare che il popolo ucraino è in piazza perché ha bisogno proprio dell’Europa per dar vita finalmente a riforme che portino la democrazia nel travagliato paese, ultimo simbolo dell’ingerenza di marca sovietica nei diritti altrui.
Abbiamo visto alla televisione scene di repressione brutale da parte della polizia, ci sono stati i primi morti: come è la situazione adesso?
La polizia si sta comportando in modo estremamente brutale, ci sono molti video online che lo dimostrano. Uno degli ultimi è impressionante, si vede un manifestante spogliato nudo con dodici gradi sotto zero costretto a camminare sulla neve.
A proposito dei morti, si sa come è successo, come siano stati uccisi?
Alcuni di loro sono stati colpiti dai cecchini. Il governo dice che non vengono usate armi da fuoco, un parlamentare della maggioranza addirittura ha detto che questi cecchini sono persone inviate dai paesi occidentali. In realtà è molto strano quello che sta succedendo, non capiamo neanche noi chi siano questi cecchini. La gente della Bielorussia, che sta seguendo con attenzione quello che accade in Ucraina, dice che si stanno usando le tattiche tipiche della polizia del loro paese, ad esempio spogliare nudi i manifestanti e lasciarli al gelo, ci sono stati anche casi di attivisti portati nei boschi, picchiati, torturati, uccisi. Uno studente ha raccontato di essere stato portato in un bosco da questi poliziotti e stuprato con un coltello. Sono le stesse tattiche che i soldati russi usano in Cecenia e che usa anche la polizia della Bielorussia.
Dunque c’è la possibilità che si tratti di agenti russi infiltrati.
Potrebbe essere. C’è poi un video dove si vede uno di questi poliziotti strappare la bandiera ucraina: nessun soldato o poliziotto ucraino farebbe mai una cosa del genere. Ci facciamo molte domande su quello che sta succedendo.
C’è una fotografia drammatica in cui si vedono poliziotti con i fucili puntati di fronte ai manifestanti e in mezzo tra le due parti un sacerdote ortodosso con la croce in mano che cerca di calmare le persone. E’ in piazza anche la chiesa dunque?
Certamente, non solo gli ortodossi, tutte le chiese sono in piazza, anche quella greco-cattolica che è molto importante nell’Ucraina dell’ovest. Ma ci sono anche gli islamici che vivono soprattutto in Crimea, il loro leader appoggia le manifestazioni. C’è gente di ogni parte dell’Ucraina in piazza, il primo ucciso dai cecchini era di una regione dell’est, ci sono poi persone che vengono da Odessa, che è al sud. C’è davvero tutto il popolo dell’Ucraina.
Lech Walesa, l’ex leader di Solidarnosc, si è proposto come mediatore fra le parti. Che ne pensa?
Walesa è senz’altro un grande personaggio, sicuramente una persona con tanta credibilità e poi non è un politico, non rappresenta il governo polacco quindi non si potrebbe parlare di interferenza estera se fosse lui il mediatore e questo va molto bene. Ma il problema non è Walesa, il problema è che il governo non è disposto a trattare. Walesa non è il primo che si offre di mediare, lo avevano fatto anche l’Unione europea e poi altre organizzazioni internazionali. Ma se non c’è la volontà politica del governo di fare trattative vere, non serve a niente. Basti dire che Yanukovich di fronte agli scontri e alle violenze ha fatto una sola dichiarazione registrata alla tv, senza una conferenza stampa dove giornalisti potessero fargli delle domande. Non c’è la voglia politica di aprire un dialogo vero. La proposta di dialogo infine dopo i primi scontri non è arrivata da lui, ma dall’opposizione.
Chi sono i leader dell’opposizione, Klitschko e Yatsenyuk?
In realtà sono in tre, e questa è una cosa che non va bene. Ci vorrebbe un leader unico, è questo che vuole la gente, per meglio rappresentare il popolo. Sono i rappresentanti dei tre partiti dell’opposizione riunita in una sola coalizione, tra cui l’ex partito di Julia Tymoshenko. Vitali Klitschko invece, ex campione mondiale di pugilato, è quello che raccoglie più consensi, i sondaggi dicono che la maggioranza delle persone sarebbe disposta a votarlo alle presidenziali del 2015.
La volontà di allacciare rapporti con l’Unione europea è stata dettata dal reale desiderio di entrare nell’Unione o è solo un modo per staccarsi finalmente dalla presenza opprimente della Russia?
Chiariamo che l’Ucraina non ha mai chiesto di entrare nell’Unione europea, anche perché da parte dell’Unione non c’è mai stato interesse ad aprire un dialogo in questo senso, e dunque le richieste non si fanno in modo unilaterale. Si trattava di un accordo di libero scambio commerciale che è tutto un’altra cosa, non ha niente a che fare col diventare membro della Ue. Anche per questo è sembrata inaspettata la reazione della Russia: non era un accordo che in qualche modo le avrebbe dato fastidio economico. Ma la pressione russa sul governo ucraino ha imposto la chiusura di ogni trattativa. E’ stato tutto dettato da ragioni politiche.
Quali sono?
La Russia considera l’Ucraina sua zona di influenza. Anni fa Putin disse che il collasso dell’Unione sovietica è stata la più grande catastrofe geopolitica dello scorso secolo. Il suo sogno è di ricreare una specie di Unione sovietica che lui chiama Unione euro-asiatica, una unione doganale, e vuole che l’Ucraina sia in questa unione e non invece vicina all’Unione europea.
Ma il popolo ucraino come vede un accordo con l’Unione europea?
Non si tratta di Russia o Europa per noi. Per gli ucraini la parola Europa e l’accordo di libero scambio erano un simbolo della possibilità di riforme. Firmando un accordo di questo tipo con l’Europa, l’Ucraina avrebbe dovuto adeguare le sue norme sul modello europeo, il che avrebbe significato la modernizzazione di un paese povero e corrotto come siamo noi. L’Ucraina purtroppo non si cambia da sola.
Cosa intende?
Gli oligarchi che hanno in mano il paese non hanno interesse a cambiarlo. A Yanukovich interessava solo vendere l’Ucraina al miglior offerente, non è interessato a fare riforme e alla fine ha firmato con Putin al quale va bene una Ucraina così, in preda alla corruzione, dove la gente soffre, i tribunali non sono indipendenti, la gente non è protetta dalle leggi.
Yanukovich è dunque solo uno dei tanti oligarchi dell’ex Unione sovietica, che prosperano da quando è caduto il muro di Berlino?
Con Yanukovich al potere negli ultimi quattro anni è peggiorata ogni cosa. C’è una forte stretta sulla piccola e media impresa, tanto che molti imprenditori sono stati costretti a vendere le loro imprese o a fuggire all’estero perché minacciati. L’economia non cresce e cresce invece la corruzione. Basti pensare che il figlio di Yanukovich, un dentista, è diventato miliardario. La chiamano “la famiglia”, come quelle mafiose. L’Europa non può dimenticare che siamo scesi in piazza proprio per l’Europa e la democrazia.
La situazione è sempre bloccata: pensi che ci sia il rischio che sfoci in una guerra civile?
La maggior parte dei manifestanti è pacifica, certo che se il governo continuerà a non volere il dialogo prima o poi la frustrazione esploderà e la rabbia avrà il sopravvento.
(Paolo Vites)