La delegazione Onu guidata da Lakhdar Brahimi sembra aver ottenuto un primo risultato: il governo siriano ha concesso l’evacuazione dei civili dalla città di Homs, assediata da più di un anno dalle forze fedeli al presidente Bashar al Assad, mentre i gruppi ribelli, anch’essi rappresentati al tavolo del negoziato, forniranno al governo una lista dei prigionieri. Il prossimo obiettivo dei colloqui di Ginevra 2 sul quale si concentreranno gli sforzi di Brahimi sarà invece quello del governo di transizione. Su questo punto, come è facile immaginare, le difficoltà potrebbero essere ben maggiori. I risultati ottenuti non sorprendono Robert Fisk, corrispondente dal Medio Oriente dell’Independent, per il quale ha firmato diversi reportage dalla Siria in fiamme. “Quella delle piccole concessioni è una strategia di Assad”, spiega Fisk. “Assad punta a fare delle piccole concessioni per dividere l’opposizione laica dell’Esercito Siriano Libero dai gruppi di Al Qaeda, e riuscire così a restare al potere” afferma il giornalista, tra i massimi esperti di questioni mediorientali. Ad arroventare gli animi è stato anche il rapporto con le foto sulle torture nelle prigioni di Assad, realizzato da un militare siriano e curato da uno studio legale inglese con i fondi del Qatar. In un editoriale per l’Independent, Fisk ha sottolineato la tempistica sospetta di questo dossier il cui scopo, ha spiegato, è fare fallire i negoziati di pace di Ginevra.
Fisk, qual è il vero obiettivo del Qatar?
Creare divisioni tra i sostenitori di Assad, mostrando la natura profondamente crudele del regime e mettendo in imbarazzo Russia e Iran. Sono certo del fatto che il momento in cui sono state pubblicate le foto non è stato casuale, in quanto ciò è avvenuto a poche ore dall’apertura dei negoziati di Ginevra. Così come non è un caso che dietro lo studio di avvocati londinesi che hanno preparato il rapporto ci sia il Qatar, ossia uno dei più grandi nemici di Bashar Assad.
In concreto, quale strategia persegue il Qatar a Ginevra 2?
Impedire che si arrivi a un cessate il fuoco. Il Qatar vuole la distruzione del regime di Bashar Assad, e continuerà a fare pressioni affinché la Siria del futuro non includa Assad. Ed è questo il motivo per cui una parte significativa dell’opposizione siriana è finanziata dal Qatar.
Il Qatar vuole sconfiggere Assad o distruggere l’unità nazionale della Siria?
Ciò che sta facendo di fatto va nella direzione di distruggere l’unità nazionale della Siria. Va ricordato che non esiste soltanto una rivalità tra Qatar e Siria, ma anche tra Qatar e Arabia Saudita. Le due monarchie del Golfo non stanno sostenendo e finanziando gli stessi gruppi. L’Arabia Saudita assicura di non stare sostenendo i gruppi appartenenti ad Al Qaeda, ma dei personaggi sauditi molto facoltosi di fatto lo stanno facendo, e lo stesso Osama Bin Laden del resto era di nazionalità saudita. Le monarchie del Golfo stanno combattendo l’una contro l’altra per cercare di creare in tutto il Medio Oriente dei regimi in stile salafita tipicamente sauditi. Le esecuzioni in stile talebano in Siria, come pure le richieste di formare un Califfato, sono esattamente ciò che è avvenuto in Afghanistan con il sostegno ancora una volta dei sauditi.
A Ginevra 2 le sembrano rappresentate tutte le forze in campo?
A Ginevra 2 siede il governo di Damasco che non rappresenta la popolazione siriana, mentre buona parte dei ribelli non partecipano, come pure non sono presenti quanti si oppongono ai ribelli ma nello stesso tempo non vogliono la continuazione del governo baathista in Siria. Come è avvenuto in altri Paesi del Medio Oriente, il futuro della Siria sarà deciso quindi dalle potenze straniere e non dalla stessa popolazione locale.
Qual è la vera partita che si sta giocando in Siria?
Il Medio Oriente è diviso in due grandi gruppi, sunniti e sciiti. Le monarchie del Golfo sostengono i sunniti. Da un punto di vista politico, economico e militare, gli Stati del Golfo, la Giordania e l’Egitto, tutti quanti Paesi musulmani e sunniti, si oppongono a governi sciiti come quelli di Iran e Iraq, nonché alla leadership alawita in Siria e a Hezbollah in Libano. Emergono quindi due linee, quella sciita e quella sunnita. La tragedia di questa situazione è che ha portato l’intero mondo arabo a dimenticarsi dell’occupazione della Palestina.
Con queste premesse, Ginevra 2 ha qualche speranza di successo?
Il fatto di aprire un dibattito tra il governo ed elementi dell’opposizione siriana è stato già di per sé un risultato, ma ritengo che non funzionerà. Chi si incontrerà a Ginevra 2 non è disposto a cambiare le sue idee e quindi non lo farà. Non vedo speranze di successo neanche nel lungo termine, in quanto la Russia afferma che per il momento Assad deve restare al potere mentre gli Usa dicono che non ha alcun futuro in Siria.
Come si spiega il via libera dei lealisti all’evacuazione di Homs?
Il governo siriano è pronto a fare alcune piccole concessioni, come il cessate il fuoco ad Aleppo, scambi di prigionieri, il fatto di consentire ai convogli umanitari di entrare nelle aree controllate dai ribelli. Può permettersi di farlo perché da un punto di vista militare sta vincendo. I ribelli invece si combattono tra loro, perdono terreno militarmente e anche a Ginevra si apprestano a essere confitti, in quanto sono divisi su tutto tranne che dalla volontà di abbattere Assad, un obiettivo che al momento non è affatto realizzabile.
Che cosa accadrà quindi?
Il regime di Damasco farà delle piccole concessioni all’opposizione dell’Esercito Siriano Libero nella speranza di un avvicinamento tra le due parti. L’obiettivo di Assad è fare sì che l’Esercito Siriano Libero alla fine si schieri contro i combattenti stranieri, finendo per rafforzare il regime, non così com’era originariamente, ma comunque con un ruolo di Bashar Assad.
(Pietro Vernizzi)