Il bambino, nato prematuro con un parto cesareo di emergenza, ha un anno di vita ed è in condizioni gravissime, danni profondi e irreversibili al cervello, dicono i rapporti medici. Il caso è stato portato davanti alla Corte suprema inglese dopo che i medici avevano detto ai giudici stessi che, nell’interesse del bambino, obbligato a una terapia intensiva compresa la ventilazione meccanica per il resto della sua vita, è meglio sospendere l’assistenza e lasciarlo morire. E così ha deciso la Corte: il bambino deve morire. Non sono d’accordo i genitori, che hanno fatto appello alla Corte stessa dicendo che il fatto che il piccolo abbia danni irreversibili al cervello non giustifica che debba morire. Alla fine della giornata, ha detto la madre ai giudici, il bambino è vivo, la ventilazione serve ad aiutarlo e mantenerlo in vita: dove c’è vita, ha detto ancora, nessuno deve avere il diritto di decidere se togliere questa vita. Il bambino, ha aggiunto, muove gli occhi e i genitori sono convinti che sia consapevole della loro presenza: i miracoli possono succedere, ha detto la madre, lui è vivo. Il padre ha poi aggiunto che i giudici e i medici non hanno alcuna considerazione di come loro, genitori, si sentano e pensino: ci è anche stato detto che questo bambino non è più nostro figlio. Per il giudice che ha seguito il caso, c’è grandissima tristezza nel caso stesso e profonda ammirazione per l’amore dei genitori, ma i rapporti medici dicono, ha spiegato, che le condizioni del bambino possono solo peggiorare, non migliorare.