LIPSIA — Vale la pena sottoporre all’attenzione del lettore italiano l’intervista che Bernd Lücke, 52 anni, già professore di macroeconomia ad Amburgo ed a partire dall’aprile del 2013 capo di Alternativa per la Germania (AfD, Alternative für Deutschland), ha rilasciato domenica ad uno dei giornali più venduti in Germania, Bild am Sonntag.



Qualche dato preliminare. Nelle elezioni del parlamento tedesco del settembre 2013, AfD ha mancato la soglia del 5 per cento per una differenza dello 0,3. Sono le elezioni che segnano tra l’altro la scomparsa del partito liberale tedesco (4,8 per cento), che per anni ha governato la Germania insieme alla Cdu, per esempio al tempo della caduta del Muro, di cui in questo anno è ricorso il venticinquesimo anniversario. L’AfD da quella sconfitta del settembre del 2013 è sempre in salita. Il 25 maggio 2014, nelle elezioni del parlamento europeo, ha raggiunto il 7,1 per cento. L’unione di Cdu (resto della Germania) e Csu (Baviera) il 35,3 per cento. Nelle elezioni regionali in Sassonia (31 agosto 2014) Bernd Lücke ha raggiunto con il suo partito il 9,7 per cento e in quelle della Thuringia (14 settembre 2014) il 10,6, con una Cdu al 33,5, i Linke al 28,2 (questo dato di un partito erede della Sed nella Ddr a questo livello richiederebbe un commento a parte), la Spd (socialdemocratici) al 12,4. Dunque un partito in ascesa, l’AfD: il dato è evidente e non si può discutere.



Il dato interessante è che Lücke raccoglie voti da tutti gli altri partiti e non solo dall’estrema destra, come viene accusato, e ha nelle sue file molti intellettuali, professori ed imprenditori, ma anche disoccupati, e riscuote consenso pure tra le generazioni giovani (secondo Spiegel online è stato votato in modo particolare da persone tra i 18 e i 44 anni). 

L’intervista si annunciava in modo assai critico: è singolare che il sottotitolo non riportasse, come di solito avviene, le parole o una sintesi il pensiero dell’interlocutore, ma quasi una presa di distanza del giornale, affidata al ministro delle finanze tedesco, Schäuble, secondo il quale questo partito è “uno scandalo per la Germania”.



Il perché è presto detto. Lücke vuole un ridimensionamento dell’Unione Europea, che la limiti a Germania, Austria, Benelux, Finlandia e Paesi baltici. Italia e Francia farebbero bene a uscire dall’Ue, che non porta loro alcun vantaggio. Anzi una moneta più debole creerebbe ai due paesi degli spazi di manovra economici più effettivi. Quando il giornalista gli domanda come mai gli imprenditori tedeschi invece vogliono l’Ue, Lücke risponde: per comodità, ma per una comodità a danno degli altri paesi. 

Nell’intervista si percepisce l’equilibrio politico di questo personaggio, che viene venduto come un raccoglitore di voti solo fondamentalisti o reazionari. Cosa non vera; infatti l’attacco all’Ue non è un attacco all’Europa, come la posizione sull’immigrazione non è discriminatoria, non so se realista, ma per lo meno comprensibile: vuole che gli immigrati vengono in primo luogo aiutati nei loro paesi e che qui da noi si accolgano solo i casi difficili, come i bambini rimasti senza famiglia. Alla domanda sull’aborto, il leader di AfD risponde in modo personale con un sì, ma solo in casi molto gravi, tra cui la gravidanza nel caso che la donna sia stata violentata o bambini che nascerebbero gravemente malati. 

Non nega che vi siano stati degli scandali per lotte di potere all’interno della AfD — punto su cui insiste il Bild am Sonntag — ma ritiene che siano più le doglie di un partito che nasce e si espande così velocemente che un problema strutturale. Bild am Sonntag raccoglie anche la testimonianza di tre politici che hanno lasciato la AfD perché rappresenterebbe un partito che tende sempre di più ad una posizione reazionaria. Vero è, piuttosto, che i cristiani conservatori si riconoscono in questo partito, e in modo particolare nel numero due del partito, Beatrix von Störch (1971), come Lücke di estrazione confessionale evangelica, che nel parlamento europeo ha posto l’accento sui cristiani martiri che devono essere difesi dall’Europa ed ha tematizzato la problematica dell’ideologia gender.

Segnalo, per il loro interesse, gli aspetti più prettamente culturali della posizione di Lücke. Si può notare come lo stile di questo partito, come lo stile delle “marce per la vita” (Berlino) o gli incontri di Stoccarda (Demo für allen, “Manifestazione per tutti”), che si sentono ora politicamente rappresentati in modo particolare dalla AfD (ma anche da alcuni esponenti conservativi della Cdu e della Csu) e che ricordano quelli delle manifestazioni delle sentinelle francesi ed italiane, esprima in modo non dialogico un atteggiamento-contro; cioè che in esso — e nei suoi simpatizzanti — si pensa e si agisce molto, direi soprattutto, a livello di contrapposizione con chi non la pensa come loro. Per esempio alla fine dell’intervista Lücke dice che non c’è nessun politico tedesco che lo impressioni positivamente, a parte quelli che sono nella AfD. 

Nella prossima manifestazione a Stoccarda, che si svolgerà il 19 ottobre, si lotterà contro una decisione del governo verde del Baden-Württemberg che ha deciso di rifiutare la petizione di un insegnante contro i piani di educazione sessuale nelle scuole elementari favoriti dal governo stesso; che sotto la dizione “molteplicità sessuale” vuole inserire nei programmi elementi forti dell’ideologia gender già nelle elementari, per esempio l’educazione all’omosessualità come normale espressione sessuale.

Ovviamente è legittimo esprimersi con una petizione contraria, ciò fa parte della vita democratica, ma non ci si può non chiedere, al cospetto delle reazioni fortissime di incomprensioni di questo tipo di manifestazione da parte di chi non è d’accordo, se non sarebbe più auspicabile un atteggiamento di dialogo, capace di vedere quali bisogni gli avversari politici vogliono esprimere con le loro idee e progetti politici e giuridici. 

Questa incapacità di dialogare ha un perfetto riscontro sia nella visione economica che nella visione del mondo, ed in questo senso queste espressioni politiche e sociali sono l’esatto contrario dello stile di papa Francesco (cfr. la sua “cultura dell’incontro in una pluriforme armonia”, Evangelii Gaudium, 220), che invita ad un dialogo con tutti ed ad uscire dalla propria concezione di “chiesetta da difendere” per essere presenti nelle periferie del mondo; anche nel senso, come è ovvio, delle periferie intese come modo di vedere le cose. 

Un partito come la AfD non può essere paragonato con movimenti e partiti di estrema destra che sono stati presenti nella scena politica tedesca e lo sono ancora, come la Npd (Partito nazionalista tedesco), che come dice Lücke nell’intervista è rappresentato da persone che non sono neppure capaci di formulare autonomamente un volantino politico. Come retroterra politico la Npd sogna, forse solo a livello inconscio, Adolf Hitler come la soluzione dei problemi tedeschi, mentre le persone della AfD piuttosto un uomo forte come Claus Schenk Graf von Stauffenberg, che come sa anche un pubblico ampio dall’interpretazione filmica di Tom Cruise, è colui che il 20 luglio 1944 ha tentato di ucciderlo. 

Vista il consenso (crescente) di AfD, sarebbe forse un errore sottovalutarlo. L’unico motivo per farlo è precisamente un atteggiamento culturale che si irrigidisce in uno scontro verso una posizione di scontro, motivato ancora una volta dalla “mancanza della cultura dell’incontro in pluriforme armonia” di cui parla Francesco.