Secondo l’organizzazione Trasparency International, l’Argentina è uno dei paesi con il più alto indice di corruzione al mondo: su 177 nazioni occupa il 107° posto (l’Italia con tutta la sua fama nel settore è al 69°). È uno dei problemi più gravi del Paese, quello che ha in pratica sempre ostacolato il decollo di una nazione ricca di risorse impedendole di diventare una potenza a livello mondiale. Nell’aria di cambiamento che si respira e che dovrebbe concretarsi con le elezioni presidenziali del 2015, c’è chi ha considerato la lotta alla corruzione e all’ingiustizia qualcosa di inevitabilmente importante per dare il suo contributo a un’Argentina migliore. L’ingegner Edgardo Carranza è uno dei tanti esempi: ha messo a disposizione la sua esperienza e da anni si dedica a indagini riguardanti specialmente il mondo dei trasporti. Con lui affrontiamo il tema focalizzandoci su due casi limite della corruzione: quello della compagnia aerea Aerolineas Argentinas e il degrado del sistema ferroviario che ha provocato la tragedia della Stazione Once, dove il 22 febbraio del 2012 morirono 53 passeggeri di un treno i cui freni, all’arrivo, non funzionarono.
Ingegner Carranza, l’Argentina è considerata uno dei paesi più corrotti al mondo. Papa Francesco ha affermato che la corruzione è il vero cancro della politica. Lei da anni indaga su questo tema, principalmente nel settore dei trasporti. Cosa ci può dire in merito?
Condivido l’affermazione del Papa, ovviamente, ma il problema da noi è che tutti sono a conoscenza della cosa ma ben pochi se ne interessano attivamente perché la sfiducia nella giustizia è totale, per cui si scoraggiano. Io dopo aver letto un libro di Daniel Santoro (un giornalista argentino specializzato nel giornalismo d’indagine, ndr) che trattava di tecniche di investigazione decisi di iniziare a interessarmi del tema, occupandomi specialmente di trasporti. Come affermò l’ex presidente Nestor Kirchner appena eletto, “il Paese è un corpo malato: dovunque prema viene fuori del pus”. Ovviamente ebbi da subito delle difficoltà anche da parte dei media, perché viene richiesto un livello di indagine che spesso non arriva ai limiti dell’intervento giudiziario.
Lei si è occupato tra l’altro del caso della compagnia aerea Aerolineas Argentinas che, ricordiamo, è stata dapprima privatizzata due volte e poi rinazionalizzata…
Sì, e con Juan Josè Guiraldes (un ex presidente di Aerolineas Argentias, ndr.) abbiamo compiuto indagini che sono sfociate in una lettera al Re di Spagna nel mezzo della seconda privatizzazione, nel 2003, quella con il gruppo spagnolo Marsans, dove informavamo della corruzione e dello stato fallimentare in cui versava la compagnia. Il ministro dell’Economia iberico dell’epoca, Rodrigo Rato, preferì non indagare per non smuovere troppo delle acque che sapeva essere torbide, come d’altronde lo erano state le privatizzazioni dell’epoca menemista, ma alla fine una manifestazione dei dipendenti della compagnia portò all’azione.
E che cosa accadde?
L’allora deputata e ora Presidente Cristina Fernandez de Kirchner venne da noi informata di tutti i dettagli e la invitammo ad andare a Madrid e prendere il toro per le corna, ma in quell’occasione non se ne fece nulla. Successivamente si rese effettiva la nazionalizzazione (processo che si completò nel 2008 attraverso un’espropriazione, ndr) che venne contrattata attraverso il Ciapi, un’istituzione della Banca mondiale dedicata a queste operazioni, ma il conto della vendita non venne mai pagato nella sua totalità e costituisce ancora un credito da parte del gruppo spagnolo.
Lo Stato l’ha comunque ripresa…
Nell’interregno da marzo a luglio che precedette la nazionalizzazione, venne nominato Direttore e rappresentante dello Stato Julio Alak, che fece sì che nel giro di pochi mesi il deficit si duplicasse. Una volta statalizzata, Aerolineas è stata gestita dalla Campora, il potente gruppo politico ultrakirchnerista, e venne eletto Presidente l’attuale ministro dell’Economia Axel Kicillof: ma si capì subito che la manovra non aveva nessun piano migliorativo, perché rappresentava solo una fonte di immensi guadagni in operazioni finanziarie dubbie, come quella in cui Kicillof giustificò l’acquisto di aeromobili Embraer con un sovrapprezzo di 500.000 dollari per ogni velivolo fatta dal segretario dei Trasporti Ricardo Jaime: 20 macchine acquistate con una maggiorazione totale di 100 milioni di dollari che sparirono dal Paese in un momento in cui si enfatizzava una politica di risparmi e con il Brasile che era disposto a fare sconti importanti sull’acquisto, anche considerando la limitata capacità di cargo del modello. Sono stati quindi spesi 800 milioni di dollari per avere aerei nuovi praticamente inservibili.
Attualmente la compagnia in che condizioni versa?
Lo Stato ci ha messo 3.000 milioni di dollari e ne deve mettere 300 all’anno per mantenerla. Si dice che genera un fatturato di 1.000 milioni all’anno, ma non sono mai stati pubblicati bilanci perché, per effetto di quanto già commentato prima, le azioni di Aerolineas sono ancora intestate al precedente proprietario. Di fatto il Governo, come in altri casi, si è impegnato a pagare i 1.600 milioni che deve alla Spagna più altri 400 al gruppo Marsans attraverso il Ciapi, ma uno dei suoi proprietari, Diaz Ferrand, è in carcere assieme all’ex manager spagnolo di Aerolineas Antonio Mata proprio per tutte le vicende della privatizzazione. Ovviamente il Governo argentino fa finta di niente, come se non fosse successo nulla…
Invece purtroppo nel sistema ferroviario di cose ne sono successe tante, non ultima la tragedia della Stazione Once di due anni fa, che registrò 53 morti e costituì l’episodio più grave di una catena di incidenti che pare non fermarsi. A dimostrazione di come la distruzione di un asse portante del trasporto, specie in un Paese immenso come l’Argentina, iniziata in epoca menemista, stia continuando….
Il tema delle ferrovie è legato sì ai processi di privatizzazione degli anni Novanta, ma anche a una legge, fatta nel 2001, che imponeva la riformulazione dei contratti di concessione emessi dallo Stato. Nell’ambito aeronautico la questione si è risolta, almeno apparentemente, nel 2007, mentre in quello ferroviario non si è mai discussa. Kirchner pose due suoi collaboratori a carico dell’Uniren, l’unità governativa delegata alla contrattazione nei servizi pubblici: l’architetto Julio de Vido (suo collaboratore da quando Kirchner era Governatore della provincia di Santa Cruz) e l’onnipresente Axel Kiciloff. In tutti questi anni, da parte dell’Associazione degli utenti dei trasporti di cui faccio parte, abbiamo segnalato le enormi lacune di tutto il sistema, avendo piena coscienza di che cos’era la Cnrt, la Commissione nazionale che dovrebbe controllare il settore.
E cos’era esattamente?
Già all’epoca della presidenza di De La Rua (1999-2001), si era capito che questo ente non faceva nulla. Questo per non “disturbare” il business con le società appaltatrici, cosa continuata a dismisura sotto il kirchnerismo che arrivò a minacciare il sindaco di Buenos Aires, Macri, di togliere i sussidi statali per il completamento delle linee della metropolitana porteña. Fu quando due anni fa si introdusse una tessera unica che eliminava i pagamenti diretti sugli autobus e includeva tutto il sistema di trasporto della Capitale…
Però poi è arrivata la tragedia…
Sì, diciamo che la tragedia della Stazione Once ha messo in risalto la politica di corruzione del sistema dei trasporti: venne alla luce il sistema attraverso il quale i cospicui fondi statali che dovevano servire per le ristrutturazioni e la sicurezza del sistema erano pagati senza nessun controllo sui conti della società Tba (Trasporti di Buenos Aires) per finire in altri all’estero. Ma tutti sapevano che le ferrovie non funzionavano e gli incidenti, come pure gli incendi, specie nel sistema frenante, si susseguivano. Per non parlare della manutenzione. Cose continuamente denunciate anche dal segretario del sindacato dei ferrovieri, Oscar Maturano, attraverso relazioni e video. Quando successe la tragedia, da lui ampiamente prevista, disse che quella purtroppo sarebbe stata l’inizio di una serie, visto lo stato del sistema. Sotto accusa il sistema frenante che non funzionò quel giorno perché in generale era deficiente su tutti i treni…
Ma il Governo smentì tutto questo.
Sì, successivamente il nuovo ministro del Trasporto Randazzo (quello precedente Ricardo Jaime, si era dovuto dimettere e ora deve affrontare un processo con 30 capi d’accusa, ndr) disse che tutto funzionava. Ma mentì. Prova ne sia il fatto che, per coprire la falla, il Governo si mise alla disperata ricerca di materiale per sostituire quello vetusto, ma dapprima tentò di comprare vecchi treni spagnoli, che però non funzionavano. Ci sono mail che confermano dei pagamenti, ma tutta la faccenda è stata poi coperta dal Governo e non se ne è più saputo niente. Poi Randazzo si è rivolto alla Cina e dice di aver acquistato treni di ultima generazione. Bugia: è una tecnologia di 50 anni fa, quella dove l’elettricità passa per una terza rotaia situata al fianco delle carrozze. Difatti questi treni non si producono più, ma nella fretta si procede ugualmente e allora l’impresa cinese terziarizza l’ordine a una quasi artigianale che deve in pratica costruire carrozza e locomotive di nuovo con la tecnologia antiquata. Questo vuol dire lievitazione dei costi all’inverosimile…
Ma con una grandissima campagna pubblicitaria da parte del Governo…
Sì, si sono vantati di aver comprato il meglio, ma in effetti si è trattato di un’operazione di assemblaggio per creare qualcosa con le caratteristiche di 50 anni fa. Il problema è come si procederà in futuro, dato che i ricambi spariranno. La risposta è come si è fatto con i treni Toshiba, che hanno circolato per 50 anni cannibalizzando, ossia destinando parte del parco macchine a essere usato come ricambi per altre. Questo mentre si punta all’alta velocità nel resto del mondo. Certo, in queste ultime carrozze non si viaggia come animali, ma ci rendiamo conto del costo di vite umane che ha significato tutto questo? E di quello gigantesco a livello finanziario? Spero che nel processo contro i responsabili della tragedia ci si focalizzi anche su tutto questo: su di un sistema chiamato “diagramma di Reason” che considera tutti i fattori la cui concatenazione porta alla tragedia.
E sul processo, ancora in corso, che cosa dice?
Abbiamo chiesto la costituzione di una Commissione super partes dedicata agli incidenti ferroviari, perché molti dei periti che partecipano nella causa hanno lavorato per Tba o per il Governo, quindi non sono affidabili. Ci sono però molte persone competenti che sono state messe da parte o perché avevano previsto la tragedia o perché avevano segnalato l’inutilità di certi acquisti. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso e che il tutto non si concluda come nell’incidente aereo di Lapa nel 2003 all’aeroporto cittadino di Buenos Aires (un Boeing 737 non decollò e raggiunse una avenida nel pieno del traffico: morirono 63 persone e oltre 100 furono i feriti, ndr.) nel quale sono stati condannati solo il direttore tecnico e la responsabile della gestione equipaggi, mentre i due proprietari della compagnia, poi chiusa, girano ancora indisturbati per Buenos Aires (proprio pochi giorni fa uno dei due è morto in un incidente con un aereo privato, ndr).
Come vede il futuro di questo Paese? Attraverso l’influenza di papa Francesco si potrà instaurare un dialogo che lo sviluppi seriamente?
Il giorno dell’elezione di Bergoglio si è pianto molto in Argentina, considerando anche il fatto che il Governo non gli dava un minimo di considerazione. Ma chi conosceva anche solo superficialmente l’attuale Papa rimaneva affascinato dalla sua saggezza e anche dalle opere caritatevoli che creava o alle quali partecipava. Solo la filosofia dell’odio di questo Governo lo ha esautorato per più di un decennio. Mostrando il difetto di sempre, la sua concezione amico/nemico, la stessa che ha tentato di nascondere lo scandalo della tragedia Once, arrivando addirittura a giustificarla dicendo che se fosse accaduta di domenica non ci sarebbero state vittime. La speranza è quella di un Governo aperto, di conciliazione nazionale, cosa peraltro difficile con il peronismo, e lo dico da testimone diretto. I politici adesso vanno in pellegrinaggio a Roma, ma alla fine tornano tutti con un’idea del messaggio di Bergoglio: conciliazione, lotta alla violenza in ogni sua manifestazione, ma, soprattutto, la politica al servizio della gente.
(Arturo Illia)