Chanel, una bambina di 3 anni, non è potuta andare all’asilo. E successo la scorsa settimana in una scuola di Fiumicino. La piccola era appena tornata dall’Africa, l’Uganda, con la sua famiglia e le mamme degli altri alunni le hanno impedito l’ingresso: sei stata in Africa, ci attacchi l’Ebola a tutti le hanno detto. Sempre le mamme dell’asilo hanno imposto come limite per poter tornare in classe i 21 giorni considerati di incubazione del virus, ma fortunatamente è intervenuta la preside che ha permesso alla bambina di tornare in classe dopo circa una settimana. Il padre di Chanel è un carabiniere che per lavoro si reca spesso in Africa portandosi dietro la famiglia: ha spiegato che non solo l’Uganda non è a rischio Ebola, ma aveva comunque fatto tutte le analisi necessarie. Il padre aveva anche portato a scuola un certificato che stabiliva che la bambina era sana e non a rischio.
Sta andando a ruba negli Stati Uniti il kit “anti-contagio” per proteggersi dal virus ebola. Alcune aziende americane stanno ricevendo un boom di richieste per i dispositivi che comprendono tute protettive, guanti, mascherine e stivali che normalmente utilizzano gli operatori sanitari che assistono i pazienti malati di ebola. Per il momento la vendita è riservata agli ospedali, ma non è escluso che in futuro questi kit possano essere distribuiti anche ai privati: “Siamo assolutamente aperti a questo mercato se dovessero arrivare richieste”, ha detto al New York Times Dante Tisci, presidente della divisione manufatti di Medline, azienda statunitense che produce materiale sanitario.
Un nuovo paziente americano che aveva contratto l’ebola è stato dichiarato guarito dalle autorità sanitarie statunitensi. Si tratta di Ashoka Mukpo, cameraman della Nbc che era stato contagiato in Liberia. E’ la quarta persona a guarire negli Stati Uniti, dopo i due missionari che si erano ammalati in Liberia e l’infermiera che aveva contratto il virus dopo essere stata a contatto con Thomas Duncan, il “paziente zero” deceduto qualche giorno fa. “Ho appena visto i risultati dei miei esami e sono negativi da tre giorni consecutivi”, ha detto Mukpo, ricoverato al Nebraska medical Center di Omaha. Il cameraman non si spiega però come possa essere stato contagiato, anche se “c’erano tantissime persone ammalate intorno a me la settimana in cui mi sono ammalato”. “Pensavo di essermi tenuto a debita distanza – ha raccontato – e vorrei capire che cosa è andato storto”. Pochi giorni fa è stato reso noto che anche Teresa Romero, l’infermiera spagnola che aveva contratto il virus, è guarita ed è fuori pericolo.
Caso sospetto di ebola all’aeroporto tunisino di Enfidha. Un uomo espulso dall’Italia perché immigrato irregolare è stato ricoverato nell’ospedale Farhat Hached di Sousse con febbre alta: come riporta il sito Tunisie Numerique, le sue condizioni sono stabili ma nella struttura sanitaria ci sarebbe un clima molto teso. Sono attualmente in corso degli esami per accertare se si tratta effettivamente di virus ebola, ma i risultati non arriveranno prima di un paio di giorni.
“Non abbiamo avuto nessun caso di Ebola, ma negli anni ci sono state altre malattie infettive e sappiamo come realizzare quarantene e rintracciare tutte le persone con cui i pazienti sono venuti in contatto”. Lo ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervenuta ai microfoni della trasmissione Mix24 su Radio24. Per quanto riguarda l’emergenza attuale, ha aggiunto la responsabile del dicastero, “abbiamo chiesto ai pronto soccorso di rafforzare i questionari e le procedure di contatto per i possibili casi a rischio, che vengono sottoposti a un’intervista in cui l’operatore deve essere schermato. Dobbiamo poi ricordare che non tutti gli operatori devono trattare casi di Ebola, ma solo chi è specializzato nell’alto contenimento, una materia che abbiamo comunque incluso nei corsi per medici e infermiere”.
E’ stato diffuso ieri negli ospedali di Roma il protocollo “per la sorveglianza e il controllo” per i casi sospetti di Ebola. Si tratta di un documento di 21 pagine destinato agli operatori sanitari “per facilitare – spiega il governatore Nicola Zingaretti a La Repubblica – la gestione di eventuali casi sospetti, probabili, confermati, nonché dei contatti”. Nelle quattro parti in cui è diviso il testo, sono definiti i criteri organizzativi e gli ospedali di riferimento per la presa in carico dei pazienti, che sono i reparti di malattie infettive dell’Umberto I, del Gemelli e dello Spallanzani, le procedure per il ricovero, il trasporto, le modalità di disinfezione e sanificazione, lo smaltimento dei rifiuti sanitari, l’osservazione di persone identificate come “contatti”. E ancora, particolare attenzione viene posta alla gestione degli operatori sanitari che sono esposti al contagio. Se un caso sospetto dovesse recarsi in un pronto soccorso diverso dagli ospedali preposti, secondo il protocollo, il paziente deve saltare la fase del triage e deve essere subito condotto nella zona di isolamento. L’equipaggio dell’ambulanza deve provvedere a svestirsi in sicurezza per eliminare i dispositivi utilizzati durante il trasporto del malato. Il paziente deve essere dotato di una mascherina chirurgica e “l’operatore che effettua il colloquio deve mantenersi a una distanza di almeno un metro evitando di toccarlo”, precisa il protocollo. Se viene confermato il contagio da Ebola allora il paziente deve essere trasferito direttamente allo Spallanzani per le cure del caso. (Serena Marotta)