E’ stata dimessa Nina Pham, l’infermiera texana che si era ammalata del virus dell’Ebola dopo aver curato il paziente africano poi morto. Il caso, il primo di un cittadino americano colpito, aveva destato enorme preoccupazione, ma a quanto pare tutto si è risolto per il meglio. La giovane non ha più il virus nel suo organismo.



Gli episodi sempre più frequenti di “psicosi e fobia sulla trasmissione del virus Ebola richiedono alle istituzioni e agli ordini professionali coinvolti una risposta operativa immediata e competente, che parta da un solido piano di comunicazione verso la popolazione”. A scriverlo in una nota è Nicola Piccinini, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio che si è detto pronto a fornire a Governo, Regione Lazio e Comune di Roma “le professionalità e le competenze necessarie a gestire gli aspetti di panico collettivo che questa emergenza sta facendo registrare”. La vera emergenza, ha aggiunto all’Adnkronos Salute Rita Di Iorio, psicologa e coordinatrice del gruppo di lavoro Psicologia delle emergenze dell’Ordine del Lazio, “non proviene dal contagio da Ebola, ma dalla paura del contagio. Quello che serve è dunque un piano di comunicazione che informi sul reale rischio di contagio e che aiuti ad elaborare le notizie e gli allarmi che arrivano anche da alcuni organi d’informazione”.



Due medici sono stati rimpatriati in Lombardia, perché sospettati di aver contratto il virus Ebola. Rientrati dalla Sierra Leone, saranno adesso posti in quarantena a scopo precauzionale. Si tratta di un chirurgo sessantenne e un’ostetrica di 30 anni, che da giugno sino alla scorsa settimana hanno lavorato con l’associazione “Cuamm medici con l’Africa” a Pujeun. I due medici durante il lavoro, per una violazione dei protocolli sanitari non imputabile a loro, sarebbero rimasti a rischio esposizione del virus. Adesso, a scopo precauzionale, dovranno rimanere in quarantena sino ai primi di novembre. Responsabili dell’Associazione Cuamm medici con l’Africa hanno fatto sapere che i due operatori sanitari al momento non presentano alcun sintomo.



Primo caso di Ebola a New York. Si tratta di un medico tornato da alcuni giorni dalla Guinea dove aveva assistito dei malati del mortale virus, Craig Spencer. Il sindaco della città ha rilasciato una comunicazione in cui cerca di tranquillizzare i cittadini, spiegando che è anche difficile contrarre il virus in metropolitana perché non si trasmette con contatti casuali. Ma la presenza di Ebola nella più grande città del mondo fa paura: adesso si cercano tutte le persone che siano state in contatto con lui negli ultimi giorni. E si segnala anche un caso nel Mali, dove una bimba di 2 anni arrivata anche lei dalla Guinea si è ammalata. 

L’epidemia di virus ebola ha provocato la morte di quasi cinquemila persone su circa il doppio di casi accertati. Lo rivela il nuovo bollettino diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), dal quale emerge che i morti hanno raggiunto quota 4877 mentre i contagiati sono 9936. La trasmissione del virus, fa sapere l’agenzia, “rimane persistente e diffusa in Guinea, Liberia e Sierra Leone: in tutti i distretti in Liberia tranne uno e in tutti quelli in Sierra Leone c’è stato almeno un caso, mentre in Guinea il numero di casi è relativamente minore, ma sempre alto in termini assoluti”. Prima il Senegal e poi la Nigeria, invece, sono stati ufficialmente dichiarati “ebola free” e sono quindi riusciti a sconfiggere il virus. A preoccupare sono però anche i casi di contagi registrati tra gli operatori sanitari che assistono i malati: al momento se ne contano 443, mentre i morti sono 244. Il Ruanda, Stato dell’Africa orientale dove non si registrano casi di ebola, ha fatto sapere attraverso il ministro della Salute, Agnes Binagwaho, che tuti i passeggeri in arrivo da Stati Uniti e Spagna saranno sottoposti a controlli medici, sia che mostrino o meno i sintomi della malattia. Il Paese continuerà inoltre a negare l’ingresso a coloro che sono stati in Guinea, Liberia, Senegal o Sierra Leone nei 22 giorni precedenti.