“La prima cosa che chiederanno a padre Hanna e agli altri cristiani rapiti sarà di rinnegare la loro fede: non lo faranno mai, ne siamo certi, anche se così andranno al martirio”. A dire così a ilsussidiario.net è padre Feras Lufti, dell’Ordine dei frati minori, l’ordine dei Custodi di Terra Santa, proprio come padre Hanna Jallouf, rapito insieme a una ventina di fedeli dal villaggio cristiano siriano di Knayeh. Di loro da domenica notte non si sa più niente. Inizialmente si era detto che anche una delle due suore francescane presenti nel villaggio, suor Patrizia, era stata rapita, ma padre Lufti ci assicura che non è così. A Knayeh, nella zona di Aleppo e vicina a Antiochia in Turchia, dopo un periodo di occupazione da parte dei miliziani di Isis adesso governano i qaedisti di al Nusra: secondo padre Lufti sono loro i responsabili di quello che è forse peggio di un rapimento: “Da quello che ci risulta li hanno portati davanti a un tribunale islamico, non sappiamo per quale motivo, anche se potrebbe purtroppo essere molto chiaro”. Il martirio è dunque quanto potrebbe aspettare questi cristiani perseguitati.



Lei conosce personalmente padre Jallouf, ci può dire qualche parola per descrivercelo?

E’ un nostro confratello dell’ordine della Custodia di Terra Santa, siriano come me. Ha circa 60 anni ed è un frate stimato da tutti soprattutto per la generosità e l’audacia che ha dimostrato rimanendo ultimo fra gli ultimi quando invece tanti sono scappati. 



Cosa gli ha fatto decidere di rimanere nonostante il pericolo?

Ricordo che lui ci disse di voler rimanere a vivere il Vangelo e aiutare per quanto gli era possibile la gente. Diceva sempre: andrò via di qui quando l’ultimo cristiano se ne sarà andato. La sua è una testimonianza autentica di un vero frate francescano che stimiamo. Ora preghiamo per lui e le persone rapite con lui. 

Padre Jallouf viveva nel convento di San Giuseppe che è molto antico, vero?

Fu fondato nel 1870 quando i cristiani che vivevano lì da armeni ortodossi diventarono cattolici insieme ad altri villaggi che noi chiamiamo dell’oltre Oronte, il fiume che passa di lì. E’ una zona poco distante, a un tiro di sasso, dall’antica Antiochia. Si crede che San Paolo e la Chiesa primitiva fossero proprio lì, in quella zona. Padre Jallouf dice sempre: siamo i successori della primissima comunità cristiana, figli della Chiesa cosiddetta apostolica.



Come è la situazione in quella zona? E’ passata di mano diverse volte, per quanto ne sappiamo.

Da quasi due anni la zona è del tutto al di fuori del controllo dell’esercito siriano. Era stata occupata dapprima dalle formazioni di al Qaeda, poi dell’Isis e adesso di nuovo di al Qaeda.  

Ma prima di questo rapimento i cristiani erano perseguitati, c’erano state delle vittime? 

No, morti no, c’è stata invece una degenerazione. All’inizio i musulmani dicevano: rispettiamo la vostra diversità, nel Corano si dice di rispettare i cristiani. Poi pian piano quei pochi cristiani rimasti, qualche centinaio, hanno dovuto ogni volta sottoporsi a un nuovo ordine, ad esempio è stato ordinato di distruggere tutte le croci e le statue, anche quelle che erano nelle case private. Poi alle donne cristiane è stato imposto il velo islamico.  

 

Cosa faceva là padre Jallouf?

Rimanere è stata una sua libera decisione, con il consenso del padre Custode di Terra Santa. Lui ha detto di voler restare fino alla fine, fino a che l’ultimo fedele cristiano sarebbe rimasto. Quei pochi cristiani che volevano restare lui non poteva lasciarli. Dava aiuto fornendo cibo e assistenza, con la beneficenza che arrivava dalla Custodia forniva ogni cosa a tutte le famiglie cristiane, anche degli altri villaggi, perché lì non c’è cibo, acqua ed elettricità.

 

Dalle prime notizie risultava che fosse stata rapita anche una suora, lo può confermare?

Le suore stavano nella loro abitazione, poi a causa dei bombardamenti quotidiani si sono trasferite nel convento. Sono in tutto due suore francescane, una italiana che fa l’infermiera e si occupa dei malati, e una palestinese. La buona notizia è che abbiamo saputo che non sono state rapite.  

 

Vi siete fatti un’idea di chi possa aver organizzato il rapimento?

La prima notizia che ci è giunta è che sono stati portati davanti al tribunale della sharia, non sappiamo quali siano le accuse ma sappiamo che possono decidere qualunque cosa, inventarsi di tutto quando vogliono eliminare qualcuno che hanno deciso di far fuori. E la pena massima è quella di morte. Sono tre giorni che sono spariti, non sappiamo dove siano, i telefoni già da due anni non funzionano. Aspettiamo che qualcuno ci dica qualcosa di positivo.

 

Che cosa si può dire davanti a questa testimonianza di fede estrema?

Il messaggio di padre Jallouf è sempre stato uno: noi siamo oggi la Chiesa grazie al martirio dei primi cristiani.  Siamo presenti dopo duemila anni di storia grazie al sangue di tanti innocenti. Se il Signore mi chiede di dare la vita perché continui la vita cristiana nel deserto di tanta persecuzione, io la darò. Gli chiederanno di negare la sua fede, ma lui non lo farà.

(Paolo Vites)