“Direi che, in trent’anni di lavoro nella sanità pubblica, l’unica situazione simile a questa è stata quella con l’Aids”. Questo il commento sull’attuale epidemia di virus ebola di Thomas Frieden, direttore dei Centri americani per il Controllo e la Prevenzione della Malattia (Cdc) con sede ad Atlanta. Il numero uno della sanità Usa ha parlato a Washington, a un forum a cui hanno partecipato, tra gli altri, i vertici Onu, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, e i presidenti dei paesi colpiti dal virus, sottolineando come il ritmo del virus sia simile a quello della fase iniziale della sindrome da immunodeficienza acquisita. Frieden ha aggiunto che sarà una dura battaglia e che bisogna lavorare adesso “in modo che, per il mondo, non sia una nuova Aids”.
Sono peggiorate le condizioni di Teresa Romero, l’infermiera di 44 anni ricoverata all’ospedale Carlo III-La Paz di Madrid dopo aver contratto il virus ebola. Lo ha fatto sapere la vicedirettrice generale dell’ospedale, Yolanda Fuentes, precisando però che “per espresso desiderio della paziente non possiamo dare notizie sulla sua situazione clinica”. E’ stato inoltre comunicato che un altro infermiere “a rischio di esposizione è stato ricoverato in isolamento questa mattina, anche se non presenta sintomi della malattia”. La notizia del peggioramento della salute della donna è stata confermata anche da suo fratello, José Ramon Romero, intervenuto ai microfoni di una radio spagnola: “Teresa è peggiorata ed è stata intubata”. In tutto sono sette i pazienti ricoverati nell’ospedale spagnolo e tenuti sotto osservazione.
E’ morto il paziente americano malato di Ebola. Si tratta anche del primo morto negli Stati Uniti a causa del virus che sta devastando l’Africa occidentale. Thomas Duncan, originario della Liberia, era giunto nel Texas con un volo aereo ignaro di essere stato colpito, ma aveva subito mostrato i sintomi della malattia. Era anche stato ricoverato in ospedale e rimandato a casa prima che si capisse di cosa si trattava. Proprio oggi il governo americano ha annunciato nuove procedure di controllo e di sicurezza nei propri aeroporti. In Africa le vittime hanno ormai superato i 3mila casi.
A niente sono servite le petizioni online e le mobilitazioni per tentare di salvare la vita a Excalibur, il cane dell’infermiera spagnola che ha contratto il virus dell’ebola. Nonostante le proteste, le autorità locali hanno deciso di sopprimere l’animale per “motivi di sicurezza”: è il quotidiano El Mundo a far sapere che l’eutanasia è stata effettuata alle 14.30 di oggi presso la Clinica veterinaria dell’Università di Madrid. Tantissimi utenti online, anche attraverso l’hashtag #SalvamosaExacalibur, chiedevano che il cane fosse messo in quarantena e tenuto in isolamento in attesa di verifiche, ma non ucciso.
Si chiama Maria Teresa Romeo l’infermiera spagnola di 44 anni che è stata contagiata dal virus ebola. È ricoverata all’ospedale Carlo III di Madrid, dove si trovano anche il marito, un’altra infermiera che ha assistito i due missionari deceduti e una turista di origini nigeriane proveniente dall’Africa. Sino a martedì le sue condizioni erano stabili, ma poi è sopravvenuta la febbre alta e quindi il ricovero. Nonostante la donna fosse sicura dei protocolli, subito ha avuto il sospetto che si trattasse del virus, così ha preso delle precauzioni come quella di non dormire col marito Javier e di non usare lo stesso bagno. I medici tuttavia, non sapendo come trattarla, l’avrebbero tenuta in una stanza con altri pazienti separata solo da una tendina. Poi martedì l’hanno messa in isolamento, senza disinfettare la stanza. Intanto il marito Javier ha lanciato un appello online per salvare il loro cane Excalibur: “Lo vogliono sopprimere, aiutatemi ad impedirlo”. Il cane si trova al momento chiuso in casa con abbondanti razioni di cibo e acqua. Le foto del cane con la coppia hanno fatto il giro del web. Le autorità sanitarie lo vogliono sopprimere, ma neppure in Africa si è mai sentito di un cane che infettasse un uomo. “Minacciano di andare a casa con un ordine giudiziario. Ma allora che sacrifichino anche me. Dato che non sanno se ho l’ebola o meno, allora che facciano fuori anche me”, ha detto l’uomo. Intanto il web si è mobilitato con la creazione di una raccolta firme sul sito Change.org per cercare di evitare il suo abbattimento. “Non possiamo correre rischi” commenta Felipe Vilas, presidente dell’associazione veterinari di Madrid. La decisione è stata contestata da associazioni, come Animal Equality che sottolineano come l’abbattimento di Excalibur sia stato programmato “senza nemmeno provare a fare una diagnosi né valutare la possibilità di metterlo in quarantena”. (Serena Marotta)