Una donna di 32 anni, arrestata lo scorso mese di luglio dopo aver abortito tramite alcune pillole e aver abbandonato il feto nella spazzatura dietro a un locale in una città dello stato dell’Indiana, sta per andare a processo. L’accusa è di feticidio, capo d’accusa secondo il quale rientra la volontà di interrompere una gravidanza con l’intenzione di non far nascere il bambino o di rimuovere un feto già morto. Il feticidio comporta una pena massima di 20 anni di carcere, in caso di negligenza acclarata anche 50 anni di pena. Dopo aver compiuto l’aborto, la donna si è recata a farsi medicare presso un ospedale. I dottori si sono resi conto che aveva compiuto un parto, ma la donna in un primo momento ha negato per poi riconoscere quanto aveva fatto e indicato anche il luogo dove aveva abbandonato il feto. Quando i soccorsi sono arrivati sul posto, il feto era già deceduto. Ha quindi detto di averlo fatto nascere in casa e di aver pensato che il bambino fosse nato morto dicendo di essere solo al secondo mese di gravidanza, quando invece gli esami hanno determinato che fosse alla 28esima o trentesima settimana di gravidanza. Inoltre sono stati recuperati documenti che proverebbero che la donna abbia assunto medicinali ordinati a Hong Kong per ottenere l’aborto. I suoi avvocati difensori vogliono farle togliere l’accusa di feticidio accusando invece gli investigatori di averla interrogata in modo improprio in ospedale negandole i suoi diritti.