NEW YORK — Che abbia scelto di vivere qui non significa che mi sfuggano (completamente) i lati oscuri e le follie di questa America. Non mi sfuggivano neanche quelli dell’amato paese natio, ma di solito quelli americani sono molto più folcloristici. Inoltre non è che io passi la giornata a cercare plateali manifestazioni di stupidità per scriverci sopra. E’ vero però che qua ne succedono parecchie, e qualcuna la si deve notare per forza e quelle che mi sfuggono me le fanno presenti gli amici dall’Italia. E quando le leggo non resisto…
Oggi sugli scudi c’è Mr. John Abarr, “Rocky Mountain Knight“ del Ku Klux Klan. Tanto per cominciare, cosa voglia dire “Rocky Mountain Knight” lo sa solo Mr. Abarr, in quanto risulta essere l’unico esponente del KKK in Montana e di conseguenza, necessariamente autoreferenziale. E in maniera decisamente autoreferenziale, Abarr l’altro giorno ha rilasciato un’intervista in cui ha detto che in fondo, purché si voglia bene all’America, nel Klan c’è posto per tutti: scuretti, ebrei, omosessuali…
Come forse saprete, il Ku Klux Klan ha vissuto tempi migliori di quelli odierni. Nelle tre fasi in cui gli storici suddividono la sua esistenza, si è passati da milioni di aderenti a (forse) i 5.000 gatti randagi di oggi. Non si era fatto in tempo a finire la guerra di secessione che già degli ufficiali confederati mettevano insieme in Tennessee quest’associazione segreta con l’intento di “purificare” il paese. Tale processo di purificazione andava inteso alla “Calimero & Ava come lava” (i più giovani se lo faranno spiegare dai più vecchi), ma siccome non è che lavandoli gli (ex) schiavi avrebbero cambiato colore, allora bisognava ammazzarli, o quantomeno affrettarsi a rimetterli in catene.
Ovviamente per il bene del Paese. Perché, come diceva lo Statuto del 1865, questa fratellanza si fondava sugli inaffondabili principi della cavalleria, umanità, misericordia e patriottismo. Parole sacrosante, purché si fosse bianchi, protestanti e democratici. Sì, democratici (Lincoln era repubblicano). Vi immaginate che faccia farebbero i padri fondatori del Klan davanti ad Obama? Comunque sia, all’apice del suo successo (tra il 1915 e il 1930 si sfiorarono i 5 milioni di aderenti), il Klan aveva messo su una struttura da far paura nonostante una gerarchia fatta di anonimi personaggi chiamati “Il Grande Mago”, “Il Dragone”, “Il Titano”, “Il Gigante”, “Il Ciclope”, “Il Monaco”, tutti mascherati da Halloween, con tanto di torce, croci in fiamme e cappi da impiccato sempre a portata di mano. Pagavi l’iscrizione e ti mandavano il costume a casa.
La cosa — che potrebbe far ridere — non faceva ridere proprio per niente, soprattutto i perseguitati che nel frattempo avevano visto un notevole ampliamento delle proprie fila con l’inserimento di ebrei, immigrati in genere e cattolici in particolare. Ultimi in ordine di arrivo nella lista dei panni sporchi da “ripulire”, gli omosessuali. Il tutto per un’America dura e pura.
Oggi al KKK, di tutto quel che c’era, è rimasto Mr. Abarr o poco più.
Bradley Jenkins, “The Imperial Wizard of the United Klans of America“ (più lungo il titolo della fila di seguaci), non ha digerito l’uscita dell’incappucciato del Montana. Non è assolutamente d’accordo. Ma come — ha replicato il capo supremo di una cosa che grazie a Dio non ha più neanche un barlume di forma organizzata — è un secolo e mezzo che predichiamo gli ideali di un’America bianca e protestante, abbiamo uno statuto, abbiamo tutti i costumi e adesso arriva questo Abarr a dirci che lo sa solo lui come si fa? Che se la smetta di fare il furbetto, vada a rileggersi la storia e si purifichi pure lui.
E così, grazie a Jenkins e Abarr, una delle pagine più disumane della storia americana si è trasformata in una delle più stupide.
Però state attenti anche dall’altra parte dell’oceano.
Mi aspetto che qualcuno denunci per discriminazione chi ha inventato Calimero, chi produce Ava e la televisione di Stato che per tanti anni ci ha inculcato sentimenti razzisti.
Attenti, perché non è che gli stupidi ci sono solo in America.