La sinagoga di Gerusalemme è stata riaperta al culto dopo l’attentato di martedì che ha ucciso quattro rabbini e un ufficiale di polizia. Da mesi la capitale israeliana è attraversata da tumulti e scontri, alimentati da una serie di ragioni tra cui una disputa su un luogo sacro. Sempre ieri le truppe israeliane hanno distrutto la casa di un uomo palestinese che si era reso responsabile dell’assassinio di una donna e di un bambino falciandoli volontariamente alla fermata del tram. Abbiamo chiesto un commento a Michael Herzog, generale in pensione dell’esercito israeliano e autore di editoriali pubblicati su Haaretz e Financial Times.



Qual è il significato religioso degli attacchi contro la sinagoga di Gerusalemme?

Gli attentatori hanno scelto di proposito un luogo sacro quale una sinagoga per mettere sotto gli occhi di tutti l’immagine di una guerra religiosa in atto, che è lo scenario più terribile e pericoloso che ci si possa immaginare. E’ ciò che dobbiamo evitare, perché la guerra religiosa è quella che alimenta gli odi più feroci.



Ci sono motivi politici per questo innalzamento della tensione?

Ci sono diverse ragioni per questo innalzamento della tensione a Gerusalemme. L’atmosfera politica in città non è positiva, e si sono frizioni crescenti tra ebrei e musulmani alimentate da estremisti di entrambe le fazioni. Tutto è iniziato quando lo scorso giugno a Gerusalemme tre ragazzi israeliani sono stati rapiti e assassinati. Per ritorsione un teenager palestinese è stato a sua volta rapito e ucciso da ebrei estremisti. Si sono quindi registrati diversi attentati terroristici nella Città Santa, che hanno falciato le vite di un ufficiale 38enne di fronte a una stazione ferroviaria e una neonata di tre mesi.



Chi c’è dietro gli attentati?

Gli attentati non sono stati condotti da organizzazioni palestinesi come Hamas, bensì da singoli individui influenzati dall’atmosfera negativa che li ha spinti a uscire di casa e uccidere delle persone ebree. Fino a pochi mesi fa le maggiori tensioni si registravano nei campi profughi a Gaza.

Perché adesso si sono trasferite a Gerusalemme?

Perché gli estremisti di entrambe le parti hanno deciso di concentrare i loro sforzi sulla Capitale. Da parte palestinese c’è la consapevolezza del fatto che Gerusalemme è un obiettivo così sensibile che basta far trapelare delle voci incontrollate e false perché dei giovani musulmani scendano subito in strada a protestare. Gli stessi israeliani sanno che i giovani ebrei sono disposti a mobilitarsi in massa per difendere i loro luoghi sacri. Gerusalemme è una città così cruciale dal punto di vista storico, religioso e psicologico, che qualsiasi cosa accada al suo interno può infiammare la situazione.

 

C’è la volontà di usare Gerusalemme per estendere il conflitto all’intero Israele?

Sì, alcuni estremisti vorrebbero scatenare una guerra religiosa tra ebrei e musulmani, nella speranza che un numero sempre più elevato di persone vi prendano parte e contribuiscano a una escalation. E’ una situazione molto pericolosa, e spero che le autorità di entrambe le parti facciano il possibile per evitare che sfugga al controllo.

 

Come valuta la risposta delle autorità israeliane, che ieri hanno distrutto un’abitazione civile?

Bisogna compiere alcune distinzioni. Se un terrorista colpisce uccidendo civili innocenti, è giusto che sia punito perché la legge deve essere applicata come avviene in qualsiasi nazione. Bisogna agire per garantire la giustizia e dissuadere chiunque da ripetere quegli attentati in futuro. D’altra parte nel corso di un meeting tenutosi ad Amman pochi giorni fa e organizzato segretamente dal re Abdallah di Giordania, è stato deciso che Israele non avrebbe cambiato lo status quo del Monte del Tempio (nota anche come spianata delle moschee, Ndr), mantenendovi il divieto di ingresso per alcuni politici israeliani per non infiammare ulteriormente l’atmosfera.

 

Come valuta invece il comportamento del leader palestinese Mahmoud Abbas?

Lo stesso Mahmoud Abbas ha smesso di fare dichiarazioni che in precedenza avevano gettato benzina sul fuoco, promettendo di non ripeterle più. Ho molto apprezzato il fatto che il leader palestinese abbia condannato senza riserve l’attentato contro la Sinagoga di Gerusalemme.

 

(Pietro Vernizzi)