L’Osce finisce sotto il fuoco dei soldati ucraini. Un convoglio di osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa è stato attaccato a distanza mentre si trovavano in territorio Ucraino per il dialogo politico e la cooperazione nell’ambito della trattativa per la pace. La ritirata è stata repentina e nessuno è stato ferito: è successo nell’est del Paese, nei pressi di Marinka (a 15 km a est di Donetsk), centro controllato dal governo di Kiev. Gli ispettori stavano viaggiando a bordo di due veicoli e come riporta l’Osce stesso, due soldati (“personale in uniforme con elmetto”) a una centinaio di metri di distanza, hanno aperto il fuoco senza comunque centrare i bersagli. Secondo quanto riportato dallo stesso personale Osce, gli assalitori erano a bordo di un camion con segni: due linee bianche verticali sulla sponda posteriore del vicolo e una portiera per i passeggeri, simboli delle forze governative di Kiev. Ma Andrei Lysenko, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ucraino, nega che l’esercito sia coinvolto nell’incidente, puntando invece il dito contro i ribelli filorussi e parlando di una provocazione contro gli osservatori internazionali per screditare le forze armate governative. E Michael Botsyurkiv, portavoce della missione Osce, ha dichiarato che non è chiaro chi sia responsabile dell’attacco.