Il ministero degli Interni israeliano ha deciso l’espulsione dal paese di Nadia Abu Jamal, la vedova di uno dei terroristi che il 18 novembre scorso si è fatto esplodere nella sinagoga di Har Hof uccidendo quattro rabbini e un poliziotto. “Chi è coinvolto in atti di terrorismo deve tener conto delle conseguenze che ciò avrà sulla propria famiglia”, ha detto il ministro degli Interni Gilad Erdan, ricordando che la donna abitava nel quartiere di Jabal al-Mukabber, a Gerusalemme, solo in virtù della legge sui ricongiungimenti familiari. Il suo permesso di soggiorno verrà dunque revocato e di conseguenza dovrà lasciare lo Stato d’Israele. Questa annunciata oggi sembra essere solo la prima delle misure che il parlamento ha intenzione di varare ed applicare nei confronti degli autori di attacchi terroristici e delle loro famiglie: un pacchetto di provvedimenti presentato da esponenti del partito Likud del primo ministro Benyamin Netanyahu, infatti, prevede la perdita della cittadinanza israeliana (e la conseguente espulsione dal Paese dopo aver scontato la pena in carcere) per chiunque sia coinvolto in atti terroristici e per i familiari che esprimeranno sostegno nei confronti delle loro azioni.