Negli ultimi anni ’90 i Talebani stavano portando la loro conquista dell’Afghanistan con successo, ma i retroscena di quegli anni vittoriosi e delle condizioni di salute dei combattenti vengono ora svelate grazie ad una storia riportata su BBC News Magazine, ovvero quella dello psichiatra Nader Alemi. Uno dei pochi a parlare la lingua dei talebani – il Pashto – , pur non condividendo le loro azioni, aveva accettato di curarli: moltissimo il dolore e la sofferenza provocati da tutti quegli anni passati tra la violenza dei combattimenti, che hanno comportato in tanti di loro problemi di ordine psicologico e psichiatrico. Nader Alemi racconta anche di aver assistito Mullah Akthar, secondo solamente all’uomo a capo di tutti i guerrieri, Mullah Omar, dopo che si era sparsa la voce che prestava questo tipo di cure tra i membri delle truppe. “Quest’uomo era stato in prima linea da chissà quanto tempo e aveva visto chissà quanti uomini uccisi davanti ai suoi occhi” racconta Alemi alla BBC, aggiungendo di averlo curato in un momento di deliro e confusione importanti. Ne ha curati migliaia: molti non vedevano le famiglie da anni, non avevano visti i figli crescere, e altrettanti gli hanno ripetuto più spesso il desiderio di morire, “mi dicevano che si sarebbero suicidati, se solo quell’atto non andasse contro i valori dell’Islamismo” afferma ancora Nader Alemi, concludendo con un’altra verità che giunge da quel conflitto. Non furono solo i guerrieri a soffrire, ma anche le famiglie rimaste a casa: Alemi ha curato anche loro e continua a curare tutti coloro che hanno vissuto quelle terribili esperienze.