Ancora un decesso per ebola in Sierra Leone, lo stato dell’Africa occidentale dove l’epidemia non accenna a diminuire. La vittima si chiamava Godfrey George ed era un medico, soprintendente dell’ospedale pubblico del distretto di Kambia, situato nella Provincia del Nord. Come confermato dal recente rapporto dell’Ong “Africa Governance Initiative”, l’emergenza in Sierra Leone si fa sempre più grave: i casi di contagio stanno aumentando a una velocità che allo stato attuale è fino a nove volte maggiore rispetto a qualche mese fa. Ad oggi, il virus ebola ha ucciso almeno cinquemila persone su circa il doppio dei casi. Ma a preoccupare sono soprattutto i bambini, che rappresentano poco più del 20% dei casi, uno su cinque.



E’ ufficialmente guarito Ashoka Mukpo, 33enne statunitense che era stato contagiato dall’Ebola in Liberia verso la fine di settembre. I primi sintomi si sono manifestati a ottobre e, dopo che i test hanno accertato la presenza del virus, è stato subito trasferito in un ospedale specializzato in Nebraska. “Quando hai l’Ebola, non hai assolutamente energie. Fare un metro è faticoso come fare una maratona”, ha raccontato il cameraman freelance della Nbc in una intervista alla Cnn. Inizialmente i sintomi sembravano quelli di una forte influenza, tra cui febbre alta, brividi e dolori muscolari, ma “erano molto più intensi di qualunque cosa si possa provare con l’influenza”. L’uomo ha anche parlato del personale medico che lo ha accolto in Nebraska: “Mi rendevo conto che avevano paura, ma che volevano correre il rischio per aiutarmi a sopravvivere – ha spiegato nell’intervista – Avevo bisogno di tutte le mie forze e non so nemmeno se avrei voluto esser toccato ed accudito. Ero così spaventato e malato che penso di aver avuto bisogno di stare come all’interno di una bolla”. Ashoka è guarito anche grazie alla trasfusione di sangue ricevuta da Kent Bradley, un medico americano contagiato e poi guarito. Ora che anche per lui l’incubo è finito, vorrebbe aiutare altre persone allo stesso modo: “Penso di non poter donare il sangue per altre due settimane, ma spero di avere lo stesso coraggio del dottor Bradley quando mi chiameranno”.

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