La paura di elezioni anticipate in Grecia fa crollare le Borse europee. Atene ha chiuso al -12,78%, a Milano il Ftse Mib ha ceduto il 2,81% e a Parigi l’indice Cac 40 ha perso il 2,55%. Tutto è nato dalla decisione del governo greco di anticipare le elezioni per il nuovo presidente della Repubblica da febbraio a dicembre. La Costituzione di Atene prevede che se per tre votazioni il Parlamento non trova la maggioranza per il nuovo capo dello Stato, a quel punto si sciolgono le camere. Per il giornalista greco Dimitri Deliolanes, “elezioni anticipate in Grecia e una vittoria di Syriza, il partito di Alexis Tsipras, avrebbero effetti positivi per la stessa Italia in quanto aiuterebbero Roma a portare avanti una politica diversa da quella imposta finora da Bruxelles”.
Com’è in questo momento la situazione politica in Grecia?
La scadenza per eleggere il successore del presidente Karolos Papoulias è stata anticipata da febbraio a dicembre perché è in corso una dura trattativa con la Troika sulla sorveglianza di quest’ultima nei confronti della Grecia. Siccome non si riesce a trovare una soluzione a questa controversia, si è pensato di protrarre tecnicamente l’attuale situazione fino ai primi due mesi del 2015 in modo che la Troika possa negoziare con un nuovo interlocutore.
Per questo si è scelto di anticipare il voto per il presidente?
Sì. La Costituzione greca prevede che nelle prime due votazioni per le elezioni del presidente della Repubblica sia necessaria una maggioranza dei due terzi, pari a 200 deputati su 300. Nell’ultima votazione basteranno invece 180 deputati. Il vero problema è che la maggioranza attuale di governo dispone di 155 deputati. E’ molto probabile quindi che non si arrivi a quota 180 e che si vada a elezioni anticipate.
A quel punto potrebbe vincere Tsipras?
Sicuramente, tutti i sondaggi danno Syriza in testa con un vantaggio sul secondo partito che va dal 3,5% all’11%. Sicuramente Tsipras si piazzerà al primo posto alle elezioni e prenderà il mandato per formare il nuovo governo. Il problema si porrà se non disporrà della maggioranza, pari ad almeno 151 deputati, perché in quel caso si dovrà alleare con altri partiti. A quel punto saremo di fronte a un problema politico serio che consisterà nel fatto di vedere con chi si potrà alleare Syriza.
Se dovesse disporre di una maggioranza solida, Tsipras potrebbe decidere di ristrutturare il debito greco?
Nel programma di Syriza c’è l’idea che avere un debito del 176% del Pil, pagando oltre 6 miliardi di interessi l’anno, significa non essere mai concretamente in grado di pianificare una strategia economica di sviluppo. Al primo posto nel programma del nuovo governo ci sarà quindi il fatto di porre in termini imperativi ai nostri debitori il problema di una nuova ristrutturazione.
La crisi greca potrebbe avere un “effetto-rimorchio” sull’Italia?
Tsipras ha detto più volte di essere certo del fatto che un ribaltamento delle posizioni politiche da parte del governo greco aiuterà altri governi del Sud Europa a portare avanti una politica diversa da quella imposta finora. La speranza della sinistra greca è che ci sia una corrispondenza di interessi e quindi un’ondata favorevole allo sviluppo all’interno dell’Ue.
Nel frattempo Renzi incontra Christine Lagarde. L’Italia è il nuovo osservato speciale?
La Lagarde non farà che riproporre la strategia applicata sistematicamente sia in Grecia sia in Italia, quella cioè della svalutazione interna. Poiché con il cambio fisso non è possibile svalutare la moneta, si svaluta il costo del lavoro. Ciò in teoria dovrebbe essere un motivo di attrazione, per cui invece di investire in Cina o in India, lo si fa in Italia o in Grecia. Ciò nei fatti però non è avvenuto. In Grecia lo stipendio base è oramai pari a 400 euro, eppure nessuno ha investito, ma si sono avute soltanto delle privatizzazioni di industrie pubbliche.
L’Italia è sempre più al centro delle critiche di Bruxelles. Rischia di trovarsi nell’occhio del ciclone?
L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’Ue, è la terza economia dell’Eurozona e negli ultimi tre anni ha resistito in modo molto fermo a tutti i tentativi per imporre una Troika anche a Roma. L’Italia per sua grande fortuna non ha avuto bisogno di prestiti da parte dei partner europei. Se fossi nel governo italiano, rimanderei al mittente queste pressioni, questo ditino alzato e queste raccomandazioni Ue. Non dimentichiamoci che proprio perché è così elevato, se vi fosse un rischio sul debito pubblico italiano ciò si trasformerebbe in una vera e propria bomba atomica nelle fondamenta del sistema finanziario internazionale.
(Pietro Vernizzi)