LIPSIA — “Pegida”, il movimento anti-islam “Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’occidente” (Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes) è oggi il tema dell’edizione del fine settimana sia della Faz (Frankfurter Allgemeine Zeitung) che della Mz (Mitteldeutsche Zeitung). Il movimento “Pegida” ha portato migliaia di persone sulle strade di Dresda per protestare, forse più che contro l’islam, come dice il giornalista Roland Tychi in un suo blog, contro l’arroganza dei media che ignorano completamente le paure della gente e con cui questi “silenziosi dimostranti” non vogliono neppure più parlare. A dimostrazione di quanto si sentano incompresi.
Il presidente della repubblica tedesca Joachim Gauck, che ha visitato un campo profughi a Magdeburg, dice che i “Patrioti” con le loro manifestazioni portano caos e che ci si dovrebbe più concentrare sugli esempi positivi del rapporto tra la popolazione e i profughi. Noi abbiamo invitato oggi, dopo la santa messa nella nostra parrocchia, una famiglia di profughi siriani a mangiare a casa nostra, proprio perché ritentiamo che questi esempi positivi siano ciò che può avere quel carattere di “positività” che la nostra società ha bisogno più di tutto, quello della gioia del Vangelo di cui parla papa Francesco o quello spirito di accoglienza che mostra il presidente della repubblica tedesco andando a visitare i profughi.
Byng-Chul Han, il filosofo coreano di lingua tedesca che critica la società trasparente e stanca dell’occidente, dice che abbiamo bisogno di “negatività” (nel senso hegeliano), cioè di un incontro con l’altro che può essere solo “negazione” di ciò che noi siamo nella nostra spontaneità stanca e depressa. Questo modo di esprimersi può risultare utile perché fa vedere che la positività della gioia del vangelo non è accettazione dello statu quo e non ha bisogno di ignorare gli altri come “negazione” di noi stessi, ma è capace di essere attenta di tutto. Di integrare tutto, anche la “negatività” dell’altro.
Credo tuttavia che il discorso politico tedesco — dalle parole sia del presidente della repubblica, sia della cancelliera Angela Merkel, la quale sostiene che non c’è spazio in Germania per una “sobillazione” anti-islamica o xenofoba, sia del ministro degli Interni del Land Nordrhein- Westfalen, Ralf Jäger (SPD), che vuole togliere la maschera ai “neonazisti con il Loden” di Pegida — non abbia quella forza di “dialogo trasversale” di cui ha parlato il papa al Consiglio d’Europa nel novembre scorso.
Bisogna ovviamente dire con decisione che la maggioranza dei musulmani in Germania non è un “problema”, ma una “chance” per il popolo tedesco, come in modo altamente simbolico ha dimostrato la ragazza turca Tugce Albayrak, di 23 anni, che davanti ad un Mc Donald in Germania ha perso la sua vita per difendere due ragazze più giovani di lei, vittime di un giovane serbo. Bisogna però anche dire, come ha sottolineato il ministro dell’interno tedesco, Thomas de Maizière (CDU), che i fanatici salafiti devono essere combattuti con decisione, anche se forse più con un piano di integrazione politica e linguistica che con i soli mezzi di polizia. Essi sono una minoranza nell’islam presente in Germania, che può pero rivelarsi come una minoranza pericolosa.
Questa è anche l’opinione dell’editorialista della Faz, Jasper von Altenbockum, per il quale le motivazioni delle migliaia di dimostranti in Dresda e delle centinaia in altre parti della repubblica non possono essere solo criticate e bandite dal discorso pubblico squalificandoli con un: “fanatici”, “caotici”, “sobillatori”, “neonazisti”. Tali giudizi così arroganti hanno la pretesa di smascherare i “neonazisti con il Loden”, in realtà smascherano l’arroganza di una classe politica incapace di un qualsiasi dialogo trasversale.
Leggendo una monografia sul beato Charles de Foucald degli anni cinquanta (Michel Carrouges, Charles de Foucauld, explorateur mystique) ho incontrato una frase di Charles de Foucauld a proposito dell’islam che mi ha fatto riflettere molto. “Lo sguardo di questa fede, di questi uomini che vivono in una continua presenza di Dio, mi ha fatto comprendere che c’è qualcosa di più grande e più vero che l’affaccendarsi del mondo”.
Non so se Tugce, l’angelo di Mc Donald, fosse credente — i musulmani in Germania non sono, almeno in larga parte, meno secolarizzati dei cristiani — ma certo è che per intervenire a difendere delle ragazze davanti a Mc Donald c’è bisogno di un coraggio più grande di quello che mostrano molti dei nostri giovani tedeschi, parte della nostra società trasparente e stanca (Han). Credo che si possa diventare migliori musulmani incontrando un autentico carisma cristiano (valga per tutte l’esperienza di Wael Farouq nell’incontro con il carisma di don Giussani), ma che si possa anche diventare cristiani più attenti quando si è disponibili ad incontrare tutti con uno “sguardo di simpatia totale” (Cesare Pavese), a cominciare da questi fratelli che hanno una percezione della misericordia e grandezza di Dio quale in larga parte dell’occidente non si trova più, nemmeno nei credenti.
Ma tutti vuol dire tutti, anche gli uomini di Pegida. Questo è possibile, forse, solo se poniamo la nostra speranza in Dio, che è la “simpatia totale”, come ci chiede di fare Charles Péguy: “Dio ha riposto la sua speranza (…) nel più misero peccatore. E noi non riporremo la nostra speranza in Lui?”. Una “speranza per tutti”, come ci insegnò il grande maestro cristiano svizzero Hans Urs von Balthasar”, che in una predica radiofonica per la “domenica degli stranieri”, voluta dalla conferenza episcopale svizzera, disse che Gesù ha spesso citato proprio degli “stranieri” per farci capire cos’è un autentico messaggio di amore gratuito.