La guerra civile che si consuma in Libia bloccherà per l’intero inverno il gasdotto che rifornisce l’Italia attraverso il canale di Sicilia. Tutto è iniziato con uno scontro di potere tra il generale libico Khalifa Haftar e le milizie di Misurata, comunemente ritenute islamiste, per il controllo della capitale Tripoli. Lo scorso 14 febbraio il generale Haftar aveva ordinato lo scioglimento per scadenza del mandato al Congresso Nazionale Generale (GNC), il parlamento provvisorio di Tripoli. In tutta risposta le milizie di Misurata avevano lanciato l’operazione Libya Dawn conquistando l’Aeroporto Internazionale di Tripoli e costringendo il governo “ufficiale” all’esilio a Tobruk. Abdel Fattah Hassan, esponente dei Fratelli musulmani, si trova da due anni in Libia dove è professore alla facoltà di Lettere dell’Università di Misurata, presso il dipartimento di Italianistica. Con lui si trova anche un professore italiano, il dottor Alessandro Boni.



Professor Hassan, com’è la situazione nella parte di Libia controllata dalla coalizione islamista di Misurata?

Vorrei in primo luogo soffermarmi sul termine da lei usato, “coalizione islamista di Misurata”, perché riflette un’inesattezza molto diffusa nei media occidentali. La maggioranza dei libici è moderata e il popolo libico vuole vivere in pace, prosperità e godere delle risorse del proprio Paese. I libici hanno fatto tanti sacrifici per liberarsi dalla tirannia del colonnello Gheddafi. Se l’Occidente adotta la narrazione del governo di Tobruk, il mondo perderà la Libia che si trasformerà in un nuovo regime alla Khomeini.



Eppure in Occidente il generale Haftar è visto come il difensore dei moderati…

L’obiettivo del generale Khalifa Haftar è quello di spartire la Libia tra Est e Ovest, e punta perciò a impadronirsi del petrolio a Est. Da un anno la Petroleum Protection Guard del capo-milizia Ibrahim Jadran esporta il petrolio libico in modo illecito e a prezzo ribassato.

Le milizie di Misurata sono legate all’Isis?

Le milizie di Misurata sono dipinte come una costola dell’Isis, ma non c’è nulla di più falso. Le strade di Misurata, controllate da questa milizia, sono piene di gente semplice, di ragazze e ragazzi che si vestono all’occidentale e amano la moda italiana, che frequentano l’università dove studiano filosofia, storia, medicina e architettura. La maggioranza dei soldati della coalizione di Misurata sono musulmani non praticanti. Ogni giorno riceviamo in città delegazioni da tutte le parti del mondo. Non nego che ci siano alcuni membri dell’Isis nell’Est della Libia, a Derna e a Bengasi, ma stiamo comunque parlando di una minoranza.



E’ vero che la tribù di Zwara potrebbe bloccare il gas diretto in Italia?

Sì, confermo questa notizia. La popolazione di Zwara è stata bombardata dai caccia del generale Haftar. I suoi leader tribali si sono quindi detti: “Se il mondo non ci protegge, ma sta alla finestra ad applaudire chi uccide i nostri civili, noi in tutta risposta bloccheremo il gas”. L’Occidente che si scalda con il gas di Zwara non fa nulla per impedire che le donne e i bambini muoiano sotto i bombardamenti di Haftar. Per la gente di Zwara, se il loro sangue vale di meno del gas l’unico modo per sensibilizzare l’Occidente è chiudere i gasdotti.

 

Per l’inviato dell’Onu, Hiroute Guebre Sellassie, le armi dei terroristi di Mali e Nigeria provengono dalla Libia. Lei che cosa ne pensa?

E’ una grandissima bugia. I libici di Misurata non esportano neanche un proiettile, perché sono impegnati anima e corpo a combattere contro Haftar e i suoi seguaci, e quindi non hanno munizioni da sprecare. Le armi dei rivoluzionari sono perlopiù un bottino confiscato alle ex milizie di Gheddafi, e non possono certo cederle a chi combatte in Mali o in Nigeria. Le armi delle milizie di Misurata sono un’”eredità” del Colonnello, e sono tutt’altro che sofisticate.

 

Perché è così certo che non ci siano legami tra Libia, Mali e Nigeria?

Per comprenderlo basta un briciolo di buonsenso. Come è possibile che ci siano movimenti di armi di questo tipo, quando la NATO controlla tutto il Mediterraneo e i satelliti trasmettono persino le formiche nel deserto lìbico? Forse i libici fanno questo gioco in tunnel sotto il Mediterraneo e sotto i mari di sabbia?

 

(Pietro Vernizzi)