Qualcuno, guardando ai risultati elettorali in Tunisia potrebbe dire che si sia tornati, dopo quattro anni dalla cacciata di Ben Ali, al punto di partenza. Che nulla sia cambiato e che nulla mai cambierà. Niente di più lontano dal vero e soprattutto di fuorviante rispetto alla realtà dei fatti.
La Tunisia, con il voto delle legislative e ora delle presidenziali, ha manifestato di volersi distaccare nettamente sia dall’esperienza di Ben Ali che da quella dell’islamismo politico, di volersi distinguere in maniera definitiva da un passato, lontano e vicino, che altro non ha fatto se non acuire le difficoltà del Paese, depredando le sue risorse umane ed economiche, scippandogli una libertà di cui oggi il popolo si riappropria tramite il mezzo democratico del voto.
La Tunisia sceglie i laici, Nidaa Tounes e Caid Essebsi rispettivamente come primo partito del Paese e presidente della Repubblica; significando che Ennahda e l’uscente Marzouki si sono rivelati inadatti al ruolo che ad essi era stato conferito e suggerendo che ora, dopo l’esperienza di questi anni, di governi a base islamista difficilmente ce ne saranno ancora. Nell’ora in cui la popolazione tunisina, moderata e civile, festeggia per le strade la vittoria della laicità e della libertà di scelta, corre l’obbligo di ricordare la morte di Chokri Belaid, compianto leader dell’opposizione ad Ennahda, il cui brutale assassinio ha scosso profondamente la Tunisia, invertendo nettamente e in maniera irreversibile la rotta della volontà di cambiamento. Che pervade tutto il mondo arabo nella sua componente moderata e che oggi arriva al suo primo punto di snodo; il futuro del Paese è adesso, da domani e da quando si inizierà a ridare linfa nuova ad un popolo che dal 1960 con Bourghiba si era affrancato dalle catene e mal sopportava di tornare schiavo di questo o quell’altro sistema autoritario, civile o pseudo-religioso che fosse.
Ed eccoci a commentare quello che potrebbe essere un nuovo inizio per la Tunisia, prima a sperimentare la primavera araba e i suoi nefasti effetti e prima a sperimentare anche la democrazia vera, che porta all’elezione libera di un presidente. Laboratorio da sempre di modernità nel mondo arabo, la Tunisia oggi non tradisce il suo ruolo di Paese laico e moderato, attento alle novità del mondo e voglioso di crescere, dopo anni di oppressione, prima autoritaria e poi politico-teocratica.
L’incognita è ora il futuro, capire quali e quante sono le priorità del Paese e della sua popolazione, che ha dato davvero, stavolta, prova di una democrazia matura, tale da non piacere ad una parte dell’Occidente, sempre pronto a piazzare qua e là i suoi fedeli e ossequiosi feudatari. La storia, come amava dire Giambattista Vico, è fatta di corsi e di ricorsi in base ai quali, in questo caso, il Nordafrica non fa per nulla eccezione.