Ultima chiamata in Grecia per evitare il voto anticipato. Dopo due fumate nere nel Parlamento di Atene per l’elezione del presidente della Repubblica, l’ultima chance sarà quella del prossimo 29 dicembre. Finora Stavros Dimas, il nome proposto dal premier Antonis Samaras, si è fermato a 168 voti, mentre il quorum è di 180. La Costituzione greca prevede che dopo tre fumate nere si sciolga il Parlamento, e quello che si profila è un duello tra i conservatori di Nea Demokratia e Syriza di Alexis Tsipras. Il secondo è un partito di sinistra intenzionato a “cacciare” la Troika. Ne abbiamo parlato con Teodoro Andreadis Synghellakis, giornalista della BBC greca, del quale a inizio gennaio uscirà in Italia il libro-intervista a Tsipras con il titolo “La mia sinistra” (Bordeaux Edizioni).
Come si spiega la situazione che si è creata nel Paese?
Il vero problema è che ci sono alle porte nuove misure della Troika per 2,5 miliardi di euro. Il governo Samaras non si è sentito di firmarle e ha detto: “O eleggiamo il nuovo presidente o andiamo alle elezioni anticipate e a prendersi questa responsabilità dovrà essere il prossimo governo”.
Il Parlamento greco riuscirà a eleggere il nuovo presidente?
Le previsioni sono abbastanza negative perché mancano ancora 12 voti. Tra la prima e la seconda votazione si è aggiunto il consenso di 8 parlamentari, ma è difficile che il governo possa ancora trovare un serbatoio di voti per eleggere il nuovo presidente. Molto dipenderà dalla decisione dei piccoli partiti. Sia però i Greci Indipendenti, sia Sinistra Democratica ufficialmente hanno detto di non volere un accordo sul presidente della Repubblica, ma di chiedere elezioni legislative anticipate.
Secondo un recente sondaggio, il 55% dei greci non vuole le elezioni anticipate. Come valuta questo fatto?
Si tratta di un sondaggio di una settimana fa. Nel frattempo molte cose sono cambiate, per le polemiche relative a quanto denunciato dal deputato Pavlos Haikalis, che ha detto di essere stato oggetto di pressioni e di offerte in denaro per votare a favore del candidato alla presidenza. L’inchiesta giudiziaria ha portato a un’archiviazione del caso ma c’è stato un enorme clamore mediatico, e quindi bisognerebbe rifare questo sondaggio.
I greci vorrebbero Syriza al governo?
I greci sono stanchi e vogliono Syriza e la fine delle politiche di austerità, in quanto quest’ultima ha portato a una contrazione del Pil del 25%. Molto dipenderà se in caso di elezioni Tsipras riuscirà ad avere la maggioranza dei deputati. Mi sembra un po’ difficile però che nel 2015 l’Ue chiuda qualunque finanziamento a un Paese perché chiede di ridiscutere l’austerità.
In caso di elezioni quale scenario si aspetta?
Si andrà verso una forte polarizzazione del panorama politico che già c’è, ma che probabilmente aumenterà. Saranno le elezioni più controverse e difficili della storia recente, ma a meno di sorprese avremo una vittoria della sinistra di Syriza che negli ultimi sondaggi ha un vantaggio tra il 4% e il 7%.
A quel punto Syriza che cosa farà?
Quando lo ho intervistato, Tsipras mi ha dichiarato che non intende uscire dall’euro, né dall’Ue, né tantomeno “presentarsi alla trattativa con una cintura di esplosivo”. Ciò che intende fare è tagliare i rapporti con la Troika, perché si tratta di “funzionarietti” che in un’altra situazione “avrebbero giusto il permesso di accendere e spegnere il computer”.
Bruxelles accetterà di ridiscutere le sue condizioni con la Grecia?
Bisognerà vedere se i falchi dell’Europa si riposizioneranno. Tsipras mi ha detto che si andrà inizialmente a un confronto molto duro per poi arrivare a dei punti di accordo. Sono convinto che se andrà al potere, la sinistra sarà molto più realista di come è presentata oggi. Cercherà di marcare un cambio di passo, ma ci vorranno delle reciproche concessioni sia da parte dei falchi europei sia da parte della sinistra greca.
In concreto in quale politica economica si tradurranno queste reciproche concessioni?
Tsipras chiede un grande New Deal per i paesi europei in difficoltà. Questo piano sarà in parte sostenuto da questi stessi paesi e in parte dall’Europa. Sarà un patto basato sulle politiche keynesiane, con un sostegno all’economia da parte dello Stato che guardi agli interventi fatti negli stessi Stati Uniti. La sinistra greca si impegna a non fare nuovo deficit ma nello stesso tempo a rimettere in piedi lo Stato sociale.
Quali sarebbero le conseguenze per l’Italia e gli altri paesi del Sud Europa di una vittoria di Tsipras?
Gli scenari possibili sono due. Da un lato un “contagio” anti-austerità che coinvolga Podemos in Spagna e le forze sociali e i sindacati in Italia e Francia. Oppure che gli altri paesi mediterranei all’interno dell’Ue si schierino con la Germania. Una vittoria di Syriza potrebbe se non altro aprire un dialogo più proficuo, rimettendo in discussione la politica di lacrime e sangue dei vertici europei.
(Pietro Vernizzi)