C’è un Paese in America Latina del quale non si parla quasi mai, a parte in questi ultimi anni, ed è l’Uruguay. Per molti, specie in Europa, rappresenta un qualcosa di indefinito avvolto nel mistero, perché in effetti, nei bombardamenti classici dei mass media, non si fa mai sentire. Eppure si tratta di una nazione bellissima, piena di posti meravigliosi, con una storia intrisa di un qualcosa che pare sia mal sfruttata dal suo potente dirimpettaio (si fa per dire sull’aggettivo), l’Argentina: l’intelligenza e la modestia, oltreché il rispetto.



Pare incredibile, ma, come i lettori del Sussidiario già sanno, nel 1918 in Uruguay la donna aveva già il diritto non solo al voto, ma anche alla separazione, e il lavoratore godeva di un periodo di ferie e aveva dei limiti di lavoro sia giornalieri che settimanali. Mentre nel resto del mondo si viveva ancora in condizioni di lavoro e sociali che di umano avevano ben poco, questa nazione relativamente piccola era all’avanguardia sotto tantissimi aspetti, pure politici. Tanto da essere definita la Svizzera dell’America Latina. La sua storia poi è intrisa di democrazia e del rispetto delle sue regole al punto che al giorno d’oggi il suo attuale Presidente, Pepe Mujica, è diventato una star a livello internazionale non solo per i suoi discorsi (famosissimo quello alle Nazioni Unite che può essere ascoltato in rete e che lo portò una fama incredibile negli Usa) ma anche per lo stile di vita che decisamente di presidenziale, almeno secondo gli schemi conosciuti, ha ben poco.



Tralasciando un approfondimento su questa nazione, che faremo con l’intervista fatta al suo Ambasciatore in Argentina, il mandato di Mujica è scaduto e si è quindi proceduto alle elezioni che in questa Repubblica inglobano nelle presidenziali anche quelle per Camera e Senato. Altra cosa intelligente e rispettosa dell’etica democratica.

E i risultati delle consultazioni hanno sancito il trionfo del Frente Amplio, il partito che detiene il potere da 15 anni, e del suo candidato Tabaré Vazquez, ma si è trattato in pratica di un ulteriore passaggio di consegne, già che l’attuale vincitore (con il 53% dei suffragi contro il candidato del Partido Nacional Luis Alberto Lacalle Pou, con il 42%) è già stato Presidente dell’Uruguay dal 2005 al 2010, quando il suo posto venne preso dal suddetto Pepe Mujica.



Di professione oncologo, Vazquez è già stato protagonista di riforme sociali molto ampie, garantendo assistenza sociale e medica a tutti, nonché per la sua emblematica lotta contro la multinazionale del tabacco Philips Morris. È stato inoltre l’inventore del Plan Ceibal, mediante il quale ogni alunno delle scuole è stato dotato di un computer portatile che è servito a far evolvere ulteriormente l’istruzione.

Un Paese all’avanguardia nella tradizione democratica, una vera e propria isola nel turbinio di un Continente, quello latino-americano, combattuto tra populismi fasulli e paesi dove l’esempio uruguagio inizia a replicarsi: non slogan fini a se stessi, non più politiche false rivoluzionarie che servono solo per aumentare la povertà, ma uno Stato che fa sentire la sua presenza di arbitro di una nazione, senza per questo dichiarare guerra aperta al sistema capitalista, ma fornendogli regole che Adam Smith avrebbe sottoscritto appieno, con codici sia etici che morali molto fermi.

È così che, seguendo questo modello, nazioni con crisi quasi endemiche stanno risollevandosi a grandi passi, imparando quello che l’Uruguay ha sempre praticato: vivere la democrazia con la partecipazione di tutti. Perù, Bolivia, Ecuador e Cile (da molti anni) hanno trovato nell’alternanza e nel dialogo la vera spinta all’evoluzione di un continente che, a questo punto, sta creando politiche uniformi che gli permetteranno sicuramente di godere di un futuro migliore e di allontanarsi dalla crisi mondiale anche attraverso lo sfruttamento delle proprie incalcolabili ricchezze economiche.

Pepe Mujica, presentandosi al seggio elettorale a bordo della sua mitica Volkswagen Maggiolino degli anni Settanta che è parte di uno stile di vita che lo ha trasformato in esempio di come la gente vorrebbe un Presidente (verrebbe quasi da chiedergli, ora che non è più in carica, di venire un po’ di anni a governare il nostro caro Stivale), ha dichiarato: “Non so se l’Uruguay sia un esempio o se il mondo si sia trasformato in un disastro, ma sicuramente l’Uruguay è un Paese molto maturo, che ha affrontato i suoi problemi. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto e dobbiamo preservare questo valore senza per questo adeguarci a esso e smettere di evolverci”.

Quanta saggezza in ciò, ma anche quanta distanza con il nostro Paese, se immaginiamo a certi personaggi che compongono la quasi totalità della politica italiana. Per ascoltare discorsi del genere ormai ci dobbiamo rivolgere a Papa Francesco.