LIPSIA — L’avvenimento politico di cui parlo in questo articolo ha una tale importanza per la Germania che la Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz, 6 dicembre 2014) gli ha dedicato, come per gli eventi straordinari, il primo articolo a tutto campo e ben due editoriali: Bodo Ramelow, del partito Die Linke, partito a sinistra della SPD (Socialdemocratici tedeschi), è stato eletto come presidente del consiglio dei ministri della Turingia. Governerà con quattro ministri in coalizione con la SPD (tre ministri) e I Grüne (Verdi, due ministri).



Dopo 25 anni dalla caduta del Muro, un partito che ha nelle proprie fila — come dice sempre nella Faz Claus Peter Müller — 5mila membri, i quali hanno le loro radici politiche nel “marxismo-leninismo della SED, che in una dittatura tedesca del ventesimo secolo era il partito di stato”, assume per la prima volta una responsabilità politica al vertice di un Land. Si può comprendere come questo avvenimento nel cuore della Germania, nella regione in cui si trova per esempio Weimar, la città di Schiller e Goethe, abbia anche una rilevanza transnazionale per chi sia interessato all’identità di una sinistra europea, sia nel senso di un’appartenenza ad essa che di una sua critica costruttiva. 



Ho spiegato in un altro articolo i motivi del fenomeno politico che chiamiamo qui in Germania della “ostalgia” (Ostalgie). Cerco ora di far vedere cosa significhi l’elezione di Ramelow, un sindacalista che viene dai vecchi Länder, cioè dall’ovest della Repubblica federale tedesca, come presidente del consiglio in Turingia. Il responsabile della SPD a livello nazionale, che è anche attualmente ministro dell’Economia nel governo di grande coalizione, Sigmar Gabriel, dice che questo avvenimento ha solo carattere regionale, per quanto importante, e che una coalizione con Die Linke non è (ancora?) possibile a livello nazionale. Il responsabile della CSU bavarese e ministro del consiglio in Baviera, Horst Seehofer, dice invece che questa elezione è il preludio di una scelta che avrà sicuramente anche un proseguimento a livello nazionale. 



Lo scandalo di questo avvenimento consisterebbe nel fatto, citando le parole meno diplomatiche del segretario generale della CSU Andreas Scheuer, che “un top agente di una ex Stasi Connection” (cosa sia la Stasi il pubblico italiano lo sa, anche per il film Le vite degli altri, che racconta la presenza drammatica della polizia segreta di stato della DDR nella vita privata dei suoi cittadini) è stato eletto come presidente del consiglio. 

Il dirigente scolastico di una scuola cristiana, Burkhard Schmitt, che vive dal 1991 in Sassonia-Anhalt, nella cui scuola al confine con la Turingia si trovano professori e allievi di questa regione, parla di una “tragedia politica” (fonte mia), ma specifica il senso delle sue parole: la tragedia di chi, 25 anni dopo la caduta del Muro, non vede quali siano i vantaggi del sistema capitalistico e della società neoliberale, ne vede piuttosto solo le contraddizioni, ma non vede neanche che il partito che è stato votato il 14 settembre in Turingia con il 28,5% dei voti è causa o almeno con-causa della miseria, politica ed economica, con cui siamo confrontati quotidianamente nei nuovi Länder.

Una miseria che, aggiungo io, non è stata, almeno per quanto riguarda la Turingia, affrontata dalla CDU con l’autorità morale necessaria. Penso al fatto che per esempio l’ex presidente del consiglio della Turingia della CDU, Christine Lieberknecht, abbia permesso ad un segretario di stato di andare in pensione (con tutte le agevolazioni economiche del caso), pur sapendo che egli aveva un nuovo lavoro. L’esempio è solo uno degli errori dell’ex presidente del consiglio citato da Claus Peter Müller. 

Ramelow invece proprio nella questione morale si presenta come uno che vuole fare sul serio. Si è immediatamente scusato con le vittime della SED (a questa richiesta di scuse ha dedicato la prima pagina la Mitteldeutsche Zeitung) ed ha annunciato che il suo primo atto quo ufficio, dopo la cerimonia del giuramento come funzionario dello stato, sarà quello di permettere ai profughi, almeno per l’inverno, di poter rimanere nella Turingia. Anche se prendiamo come criterio di giudizio politico ciò che papa Francesco ha detto al parlamento europeo (25 novembre 2014) su leggi adatte e necessarie per l’accoglienza dei profughi, allora si può vedere come le persone che vivono nei nuovi Länder, scettici nei confronti dei cristiani, possano vedere comunque più di una corrispondenza agli ideali cristiani e umanisti in questo nuovo attore della politica tedesca che in molti altri politici che sono cristiani solo di nome. 

Ovviamene mi è chiaro che anche Lenin, che certamente non era un campione di democrazia ed umanità, abbia saputo usare temi “cristiani” e/o “umanistici” se gli sembrava opportuno per la conquista del potere; e mi è anche chiaro che se Die Linke vuole davvero essere preso sul serio come partito democratico non potrà accontentarsi del “momento di orgoglio” (Gregor Gysi, il politico più conosciuto dei Linke) per la vittoria di venerdì, ma dovrà  anche affrontare la questione della ricezione e della memoria politica che il fallimento della DDR ha significato per l’idea socialista. 

Per chi cerca di prendere sul serio il dialogo trasversale proposto da papa Francesco nel suo discorso al Consiglio europeo anche a livello politico, occorre forse rilevare che non la polemica contro la Stasi, per quanto terribile sia ciò che la Stasi ha fatto, ma il farsi toccare dalla realtà in questione come una pro-vocazione che spinge ad una “collaborazione”, permette di vivere la vita come “compito”. Come un impegno, cioè, ad un vero dialogo con quegli uomini concreti che vedono nell’elezione di Ramelow una chance per la Turingia. Tra essi ci sono senz’altro anche i colleghi di lavoro e le persone a noi più vicine nella vita di ogni giorno.

Se poi, per quanto riguarda Ramelow, egli, con la sua idea di socialdemocratica, che gli ha fatto scegliere Die Linke piuttosto che la SPD, sia capace come il Teseo di Plutarco di riunire “un popolo fino ad allora disunito, sordo ad ogni chiamata quando si trattava di interessi comuni” (Vite parallele), si vedrà. Se si chiede alle persone cosa manchi loro della vecchia realtà della Ddr, ci si sentirà rispondere che allora c’era più solidarietà. Difficile giudicare se ciò sia vero, ma è un fatto che la gente — come i greci uniti dal Teseo di Plutarco — è abbastanza “disunita” e sorda alla domanda di un bene comune. 

PS. Naturalmente c’è anche un’altra ipotesi, diversa da quella socialdemocratica di Ramelow. Essa sta nel messaggio cristiano, vissuto in modo capace di integrare, in un dialogo trasversale, tutto ciò che serve l’uomo.