“La Russia vorrebbe tornare a giocare un ruolo imperialista in Egitto, cogliendo la palla al balzo dopo che le relazioni tra Washington e Il Cairo si sono raffreddate. Ma gli egiziani non accetteranno che Putin si intrometta nei loro affari interni”. Lo sottolinea Shahira Amin, una delle giornaliste televisive più famose in Egitto, la quale spiega: “Trovo abbastanza comico che Putin dica di sostenere il generale Abdel Fattah El-Sisi alle prossime elezioni presidenziali quando quest’ultimo non ha ancora annunciato di volersi candidare”. Amin è stata vicedirettrice della televisione pubblica egiziana Nile TV ed editorialista dell’agenzia di stampa russa Ria Novosti e attualmente è corrispondente della CNN. Il presidente Putin ha scritto una lettera al ministro della Difesa egiziano Al-Sisi in cui si afferma: “So che lei ha deciso di correre per la presidenza dell’Egitto. La ritengo una decisione molto responsabile, e credo nei suoi sforzi per rafforzare la stabilità del Paese e combattere il terrorismo”.
Amin, che cosa ne pensa della lettera di Putin?
Qualcuno dovrebbe spiegare a Putin che il generale Al-Sisi non si è ancora candidato per le prossime presidenziali, e che anzi finora ha smentito chiunque annunciasse la sua candidatura. Siamo quindi tutti molto stupiti per l’uscita di Putin. Il fatto che il presidente russo dica di volere sostenere Al-Sisi suona molto come una sorta di interferenza esterna. Non sta al Cremlino di decidere chi debba governare nel nostro Paese, sono soltanto gli egiziani che devono esprimere la loro volontà nel segreto dell’urna.
Ai tempi di Nasser, l’Urss ha giocato un ruolo fondamentale in Egitto. La Russia di Putin può tornare ad avere lo stesso ruolo?
Alla Russia piacerebbe tornare a giocare questo ruolo, e a un osservatore disattento può sembrare che l’Egitto si stia volgendo verso Mosca perché le relazioni con Washington si sono raffreddate. Dopo che Morsi è stato deposto, gli Stati Uniti hanno tagliato una parte degli aiuti all’Egitto. Il Cairo si trova così ad aver bisogno di un nuovo alleato chiave, in grado di sostenerlo anche economicamente. Le monarchie del Golfo stanno aiutando l’Egitto, anche se il problema è che non si tratta di potenze internazionali. L’Ue ha assunto un atteggiamento attendista, per vedere in che direzione andrà la transizione democratica. Gli Usa dal canto loro hanno parlato molto seriamente delle violazioni dei diritti umani che stanno avvenendo con la repressione dei sostenitori dei Fratelli musulmani. A essere colpiti da quest’ultima non sono infatti solo gli islamisti, ma anche degli attivisti liberali.
Sappiamo che gli Usa hanno sostenuto i Fratelli musulmani. Ritiene che Putin stia appoggiando Al-Sisi per contrapporsi a Washington?
In Egitto c’è la convinzione molto diffusa che l’America abbia sostenuto i Fratelli musulmani, ma funzionari del governo federale mi hanno confidato che in realtà un’ascesa al potere del partito islamista per loro era la peggiore scelta possibile. Frank G. Wisner, inviato nel 2011 da Obama in Egitto durante le proteste contro Mubarak, dichiarò che avrebbe sostenuto qualsiasi scelta fosse stata fatta dagli egiziani al momento delle elezioni. In molti però sono convinti che ci sia stato in realtà un accordo tra Casa Bianca e Fratelli musulmani, e non è del resto un mistero che le due parti si stiano ancora parlando. Putin ha colto l’occasione al volo per mostrare di essere ancora una superpotenza, e non avendo mai sostenuto i Fratelli musulmani ha scelto di schierarsi con il generale Al-Sisi.
Dopo la rottura con gli Usa, l’Egitto finirà nell’orbita della Russia?
Ritengo che ciò non accadrà, perché in questo momento lo stato d’animo degli egiziani è teso a respingere qualsiasi forma di imperialismo. Dopo la rivoluzione l’Egitto vuole controllare il suo destino e rifiuta chiunque intenda dettargli degli ordini dall’esterno. Durante la fase più acuta dei rivolgimenti in Egitto, il Parlamento ha diffuso una dichiarazione ufficiale rivolta a tutte le potenze mondiali: “Quanto sta avvenendo al nostro popolo è una questione interna, vi chiediamo di non interferire”. E’ lo stesso invito che mi sento di fare al presidente Putin.
(Pietro Vernizzi)