Il Parlamento dell’Ucraina ha nominato il suo speaker come presidente a interim. Oleksandr Turchynov ha assunto il nuovo incarico dopo la destituzione del presidente Victor Yanukovich avvenuta sabato. Turchynov ha invitato i deputati a formare un nuovo governo di unità nazionale entro domani. La Camera ucraina ha anche votato a favore del sequestro del palazzo di lusso di Yanukovich vicino a Kiev, al cui interno i manifestanti erano entrati sabato. Per Olga Tokariuk, giornalista che sta seguendo gli eventi della rivoluzione dal centro di Kiev, “la gente non è scesa nelle strade per sostenere i politici d’opposizione né per abbattere Yanukovich, ma per cambiare un intero sistema politico. Il modello cui guardano in questo momento i manifestanti è la Polonia”.
Com’è l’atmosfera che si respira a Kiev dopo la destituzione di Yanukovich?
Kiev è ancora in lutto. Ieri migliaia di persone hanno approfittato del fatto che fosse domenica per riversarsi nel centro della città. Le chiese si sono riempite, la gente è arrivata con i fiori e le candele e sono stati costruiti degli altari. Le barricate del centro di Kiev, dove sono morti decine di manifestanti, sono tutte coperte di fiori e la gente piange e prega ricordando gli eroi che hanno dato la vita per il Paese. Non si respira l’atmosfera della vittoria, bensì il lutto e la consapevolezza del fatto che abbiamo pagato un prezzo molto caro per aver rimosso Yanukovich, e ci attendono ancora mesi di una dura lotta.
C’è il timore che Yanukovich possa tornare, magari sostenuto da una parte dell’esercito?
No, non credo che Yanukovich a questo punto possa ritornare. I manifestanti non avevano però l’unico scopo di rimuovere il presidente. Ciò che volevano era cambiare il sistema politico corrotto dell’Ucraina, e abbiamo fatto solo il primo passo in quella direzione. La formazione del nuovo governo e l’elezione del nuovo presidente sono solo dei passi su questa strada. E’ essenziale un autentico rinnovamento della classe politica, cambiando il sistema e introducendo delle riforme che possano sanare questo Paese.
La gente sta ancora manifestando nelle piazze?
Sì. Anche se alcuni leader dell’opposizione hanno cercato di dire alla piazza che poteva tornare a casa, i manifestanti hanno accolto queste parole con indignazione. La gente non è scesa nelle strade per sostenere i politici d’opposizione né per abbattere Yanukovich, ma per cambiare un intero sistema politico. Da parte dei manifestanti c’è una grande diffidenza nei confronti della stessa Yulia Tymoshenko, che rappresenta a sua volta la vecchia classe politica. Migliaia di persone sono tornate in piazza non per la Tymoshenko, ma per commemorare quanti sono caduti per la libertà.
L’Ue è sempre più in crisi. Perché per l’Ucraina è invece ancora un modello positivo?
Per l’Ucraina l’Ue rappresenta la speranza di una modernizzazione e di un cambiamento. Se guardiamo al modello di un altro Paese post-comunista come la Polonia, per molti ucraini rappresenta un esempio di successo perché è riuscita a dire addio al suo passato. Il punto di partenza di Polonia e Ucraina 20 anni fa è stato lo stesso, ma oggi i due Paesi hanno preso strade completamente diverse. Le richieste pur rigide dell’Ue ai Paesi membri costringono questi ultimi ad attuare le riforme e ad avviarsi su un processo di modernizzazione, mentre la Russia rappresenta per molti ucraini lo stesso sistema corrotto e obsoleto della vecchia classe politica.
Le regioni dell’Ucraina orientale sono ancora in mano a Yanukovich. C’è il rischio che il Paese si divida in due?
No, anche perché è esagerato dire che le regioni dell’Est siano ancora in mano a Yanukovich. Da un paio di giorni non sappiamo esattamente dove si trovi il presidente, e abbiamo assistito a molte manifestazioni filo-Ue nelle stesse città dell’Est. Negli ultimi giorni è stata abbattuta circa una cinquantina di statue di Lenin, soprattutto nelle regioni orientali. Anche nelle regioni dell’Est la gente vuole il cambiamento e la rottura completa con il passato sovietico e post-sovietico, per dare spazio a un futuro moderno ed europeo.
(Pietro Vernizzi)